In cammino con altri occhi lungo i sentieri dell’Appennino: cinque bresciani al trekking dedicato ai non vedenti

Marco Papetti
Hanno percorso i sentieri della «Via del sale», 73 chilometri a piedi da Varzi, borgo dell’Oltrepò Pavese, fino a Sori, porto ligure affacciato sul Golfo Paradiso
  • Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
    Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
  • Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
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  • Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
    Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
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    Il gruppo di trekking con partecipanti non vedenti
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La destinazione ligure fa venire in mente i versi del genovese Montale: «Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale...». Ma qui non di scale si tratta, anche se ci sono le «pupille offuscate» e la premura di chi offre il braccio a chi non vede più per accompagnarlo nel cammino.

Cinque bresciani, tre non vedenti e due guide, hanno percorso così i sentieri della «Via del sale», 73 chilometri a piedi da Varzi, borgo dell’Oltrepò Pavese, fino a Sori, porto ligure affacciato sul Golfo Paradiso, tra Genova e Portofino. Sono partiti domenica 12 maggio assieme ad altri undici camminatori da tutta Italia: quattro non vedenti da Catania, Ancona, Mestre e Torino e altre sette guide, venete e piemontesi, alcune delle quali del Cai. Dopo quattro giorni di trekking, tra saliscendi sui declivi dell’Appennino, pietraie, foreste e prati fioriti, la comitiva è arrivata alla meta il 15 maggio.

Emozioni

Tra i tre non vedenti del gruppo bresciano c’era anche la presidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Brescia Sandra Inverardi: «Sono esperienze impegnative - racconta -, ci vuole esperienza e abitudine a questi percorsi, che non sono banali, con terreni scoscesi, spesso in cresta e qualche burrone». Chi non vede si affida alla propria abilità di camminatore e soprattutto alla propria guida, che lo accompagna anche con indicazioni vocali e descrizioni del paesaggio: un rapporto in cui la guida fa le veci del senso mancante all’accompagnato, come richiamato dal nome del trekking, «In cammino con altri occhi».

«Le due guide bresciane, Giusi Olivi e Cecilia Magni, erano alla prima esperienza e sono state bravissime - continua Inverardi -. Non mi hanno mai fatto preoccupare, solo all’arrivo mi confessavano che c’erano stati passaggi difficili».

L’obiettivo del trekking, organizzato dalla forestale veneta Paola Favero, è far percepire alle persone non vedenti la natura e l’ambiente, nonostante il senso mancante. Il tatto, l’udito e l’olfatto diventano strumenti di conoscenza: «È stato scelto questo periodo perché c’è una serie di fioriture - spiega Inverardi -. Alla seconda tappa ci ha anche raggiunto ornitologo, che ci ha aiutati a riconoscere il verso e il canto degli uccelli. Alcune sensazioni, come la descrizione del panorama, le vivevamo con gli occhi degli altri, altre direttamente: ci hanno fatto toccare molti fiori, abbracciare un faggeto, sentire essenze che non avevo mai sentito, come la liquirizia».

Prima del trekking del sale, Inverardi aveva partecipato a un altro cammino organizzato dalla forestale Favero, all’Isola d’Elba: «È un’iniziativa sperimentale - spiega -, vuol provare a lanciarlo per far sì che in Italia nascano altri progetti sensoriali come questo, per far vivere la montagna in maniera diversa».

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