Storie

IL PERDONO - FORGIVENESS

Regia: Ian Gabriel
AA

Regia: Ian Gabriel
Con: Arnold Vosloo, Zane Meas, Denise Newman, Quanita Adams, Christo Davids
Genere: drammatico
Distribuzione: Mustang

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Ha concorso al Festival di Locarno vincendo il "Premio Diritti Umani" e il premio "Giuria dei Giovani e in patria è stato accolto trionfalmente (miglior film africano dell’anno al Cape Town World Cinema Festival; miglior film sudafricano, migliore fotografia e premio del pubblico al Durban International Film Festival), però è del 2004 e arriva solo ora e direttamente per il mercato homevideo grazie a quella che si può definire una coraggiosa iniziativa di Mustang questo film che ha segnato l’esordio da regista di Ian Gabriel e con protagonista Arnold Vosloo, noto da noi come sacerdote Imhotep nei tre capitoli de “La mummia” di Stephen Sommers. Una pellicola ispirata ad una storia vera che rievoca gli anni neri dell’apartheid in Sudafrica con tutto il contorno di violenze e di sofferenze subite o causate, ma che ha come tema centrale la ricerca e la concessione del perdono: un’opera raffinata, di forte simbolismo cristiano (cosa rara nel cinema d’oggi) e anche metaforica ispirata al libro di Antjie Krog,' Country of My Skull', che indaga non solo sulla pena delle vittime, ma anche dei colpevoli. La vicenda si volge dieci anni  dopo la fine della segregazione razziale e dall’attività del tribunale per la Commissione per la verità che ha ascoltato oltre 21 mila vittime nel tentativo di favorire un processo catartico di chiarificazione storica e amnistia, né pacifico né indolore. Nella cittadina di Paternoster, nella regione del Western Cape, per incontrare la famiglia Grootboom, accompagnato dal parroco, arriva Tertius Coetzee (Voosloo), un uomo che nasconde un segreto e in realtà ex-poliziotto con un passato di violenze e crimini. Tra questi, l’aver causato durante la guerra civile, la morte di Daniel, giovane presunto terrorista, cosa che nonostante l’amnistia avuta dal citato tribunale lo macera dentro e lo ha portato lì per chiedere perdono ai suoi familiari. Desiderio, una volta esplicitato e che la sua identità è conosciuta, si scontra con il rancore e la voglia di vendetta dei parenti e di chi per lungo tempo ha dovuto subire le violenze del regime razzista. L'atto di umiliarsi presentandosi nella casa delle vittime a implorare una parola di conforto, ha certo un valore, ma rimane esteriore, se è privo di un processo di purificazione interiore o, per chi crede, di preghiera. E pure lo stesso religioso è in errore quando rimprovera Coetzee di essere venuto far soffrire di nuovo la famiglia, che si trova innanzi l'aguzzino del figlio: dimentica il concetto cristiano che il perdono è un atto scomodo per tutti.

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L’accoglienza Tertius trova è carica di ostilità: i ragazzi Sannie (Quanita Adams) e Ernest (Christo Davids) non vogliono saperne di stringere la mano all’assassino del fratello, anche se ha avuto l’amnistia da parte della Commissione, né più comprensivi appaiono i genitori, il fiero Hendrik (Zane Meas) e la silenziosa Magda (Denise Newman). Rassegnato, Tertius fa per lasciare il villaggio, ma Sannie lo trattiene con un pretesto, richiamando in paese i tre compagni di militanza del fratello, perché ne vendichino la memoria. E mentre il camioncino dei tre si avvicina e con loro il momento della verità, intorno al ricordo della morte del giovane affiorano incongruenze e risvolti inquietanti: il padre ha nascosto al villaggio la matrice politica dell’uccisione del figlio, connesso più banalmente a un furto d’auto, perché non voleva fosse considerato un terrorista. Tertius, venuto per assumersi le proprie responsabilità, rivela inoltre che il ragazzo, perito in seguito alle torture subite, non ha rivelato i nomi dei complici mentre è stato a sua volta tradito da uno dei tre… Il finale mostra  quanto sia lunga ancora la strada per il riconoscimento reciproco degli errori commessi: nessuno è solo carnefice o vittima, i ruoli si ribaltano e si confondono e nessuno è senza colpa. Il protagonista comprenderà grazie alla madre di Daniel che il perdono è da ricercare più in se stessi che negli altri. Ma anche i  Grootboom, per poter vivere, devono scegliere di guardare a quel passato con gli occhi bene aperti, “scoperchiare le tombe” e perdonare anche loro stessi: per poter davvero seppellire una volta per tutte i propri morti, senza dimenticarli. Molto buona la performance misurata di Arnold Vosloo e di grande impatto la regia di Gabriel che imprime al racconto un ritmo disteso, intimistico, cercando di ancorare l’anima del film al confronto fra Coetzee, Sannie e la famiglia più che al climax innescato dall’attesa dello scontro finale. Di impatto la fotografia di Giulio Biccari che ricorre in parte a tonalità seppia e che illumina di colore solo pochi oggetti, perché il resto ha perso significato. Film da conoscere, senza extra il dvd.

 

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