Il bresciano Lorenzo Paterlini, promessa dell’atletica paralimpica

Anche le mani accoglienti di un genitore prima o poi dovranno allontanarsi perché il proprio figlio possa spiccare da solo il salto nella vita. Per Lorenzo Paterlini, 18 anni, uno dei più veloci ipovedenti italiani ciò avverrà prima del previsto perché papà Marco, 50 anni, come guida non riesce proprio più a stargli dietro.
Chi è Lorenzo Paterlini
Paterlini, tesserato al Cus Brescia, è uno dei giovani più promettenti dell’atletica leggera paralimpica italiana. Nella categoria t12 (ipovedente con possibilità di atleta-guida) ha conquistato la medaglia d’argento agli assoluti di Brescia nei 400 e negli 800 e come guida aveva il padre Marco, nato nel 1974, a sua volta maratoneta. La famiglia è completata dalla madre Annalisa, a sua volta ex maratoneta, e dal fratello gemello Matteo. Lorenzo corre anche nei 100 e nei 200, assistito dalla guida Alessandra Canevali.
Si è avvicinato all’atletica leggera nel 2021, sulla spinta di Barbara Vistarini, dirigente responsabile del settore paralimpico di atletica leggera del club universitario. La stagione 2025 comincerà con la partecipazione ai campionati italiani indoor in programma in marzo ad Ancona. In famiglia c’è un illustre predecessore, il pluricampione italiano Luigi Paterlini che ha preso parte all’Olimpiade 1948 nella staffetta 4 per 400 e nella stessa specialità ha colto la medaglia d’argento agli Europei del 1950.
Il padre arranca

«Va così forte che per lui presto diventerò un peso, non un sostegno»: a parlare è il padre Marco. «Ricordo una gara in cui lui, galvanizzato dal tifo, negli ultimi 50 metri iniziò ad allungare il ritmo ed io arrancavo con la lingua di fuori». Quello dell’assistente è un ruolo complesso che richiede intesa dentro e fuori dal campo e meglio non potrebbe essere interpretato che da un genitore, secondo la felice intuizione avuta anni fa da Barbara Vistarini, responsabile dell’attività paralimpica del sodalizio universitario da anni impegnata nell’organizzazione di corsi specifici dedicati alle famiglie. «È un modo per coinvolgerle appieno nell’attività fisica dei figli – spiega – e così entrano a pieno titolo nella vita della società con compiti di responsabilità, perché poi la loro esperienza viene messa a disposizione anche di altri podisti».
Come corrono atleti e guide

C’è un cordino a legare l’atleta alla sua guida che ha il compito di affiancare, mai di trainare (pena la squalifica) il suo assistito e – come in tutte le gare – non si può uscire dalla corsia che è stata assegnata. Da qui la necessità di sincronizzare i movimenti e di adattarsi al ritmo dell’atleta di cui ci si prende cura.
Papà Marco ha una passato da podista. «Iniziai a correre verso i 30 anni per tenermi in forma, poi un gruppo di amici mi propose di fare la maratona di New York, che portai a termine nel 2005. Negli anni successivi feci quelle di Londra e Roma e poi nel 2008 tornai a New York, stavolta assieme a mia moglie Annalisa, anche lei appassionata della disciplina».
Destino
Una famiglia cresciuta nella cultura dello sport, sull’esempio di un grande antenato, Luigi Paterlini – nonno di Marco – finalista nella 4 per 400 all’Olimpiade del 1948. E così sin da piccolissimo Lorenzo è stato indirizzato all’attività fisica assieme al gemello Matteo.
«Stimolati dall’esempio dei nostri genitori – spiega Lorenzo – gli sport li abbiamo provati tutti, persino sci alpinismo ed escursionismo, quasi sempre è Matteo a indicarmi la via. Ma nell’arrampicata lo batto perché a differenza di lui – sorride – non ho paura del vuoto semplicemente perché non lo vedo».
Indipendenza
Sin da piccolo Lorenzo Paterlini è stato educato all’autonomia e nonostante i suoi problemi visivi se la cava da solo in ogni situazione, senza abbattersi davanti ai problemi («Lo sport abitua anche a non cercare alibi in caso di sconfitta – spiega papà – e a riprendere il cammino lì dove si era interrotto») . Studioso di lingue, Lorenzo già parla con scioltezza inglese, tedesco e spagnolo.
Ragazzo intraprendente, ricco di interessi, appassionato anche di informatica e aperto a ogni curiosità della sua giovane esistenza, dopo aver vinto all’inizio comprensibili timidezze e paure sta vivendo con entusiasmo la sua esperienza sportiva e si allena tre volte la settimana.
Al Cus Brescia ha trovato compagni di squadra e soprattutto amici. Sa che presto papà dovrà affidarlo a una guida più veloce, ma continuerà a seguirlo dalla tribuna e nel percorso della vita ci sarà sempre accanto il gemello. «Matteo è molto premuroso verso di lui , a volte anche troppo – sospira Marco comunque con il sorriso – e allora devo ricordargli che a fare il papà ci penso già io».
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