FIORI D'EQUINOZIO

Regia: Yasujiro Ozu
Con: Shin Saburi, Kinuyo Tanaka, Ineko Arima, Yoshiko Kuga, Keiji Sada, Miyuki Kuwano, Chishu Ryu
Genere: commedia
Distribuzione: Tucker film
Chi segue questo blog avrà letto le segnalazioni di cinque film del maestro del cinema realista giapponese Yasujiro Ozu recuperati da Tucker che li ha proposti restaurati e digitalizzati in versione originale sottotitolata in italiano distribuendoli prima nelle sale d’essai (a Brescia al Nuovo Eden) e poi in home video. L’intero gruppo era però composto da sei titoli e qui recupero l’ultimo questo del 1958 che ha due motivi di particolare importanza: è il primo che Ozu ha girato a colori (la scelta è caduta sulle pellicole Agfa in virtù della vividezza dei rossi che egli riteneva importante e apprezzava particolarmente); a livello di trama, forte della visione dei tempi nuovi e della maturità non solo artistica raggiunta, in una sorta di variazione ampliata e corretta di “Tarda primavera” del 1949, prosegue la radicale svolta di contenuti e temi rispetto al passato che da allora aveva caratterizzato molti suoi lavori (ma non il capolavoro assoluto “Viaggio a Tokyo”) : il passaggio dalla tradizione alla modernità venuta dall’Occidente e il nuovo ruolo che le figure femminili stanno acquistando e che farà avere loro diritti atavicamente negati. Motivi che riappariranno anche in “Tardo autunno” e in “Il gusto del saké”, la sua ultima opera. Il passato è presente nella cerimonia nuziale mostrata all’inizio, forte di una tradizione millenaria che voleva in particolare che i matrimoni fossero combinati, che fossero i genitori – soprattutto il padre – a scegliere lo sposo per le loro figlie. Consuetudine che il protagonista Wataru Hirayama (Shin Saburi), direttore di una grande azienda e spesso interpellato dagli amici per la sua saggezza su questioni riguardanti la famiglia e il matrimonio cui fornisce giudizi obiettivi ed equilibrati, sa bene essere superata e sbagliata, ma che gli causa lo stesso imbarazzo che il liberal Spencer Tracy proverà (il film in questione è del 1967) in “Indovina chi viene a cena?” quando la figlia gli dice di voler sposare un nero. In questo caso, Hirayama, che ha visto i figli di amici e conoscenti maritarsi uno dopo l'altro e comincia a preoccuparsi del futuro delle sue due figlie, la più grande delle quali già in età da marito, la prende parecchio male quando il giovane Taniguchi Masahiko, un semplice impiegato, su presenta da lui per chiedere la mano della figlia Setsuko, di cui dice di essere innamorato ricambiato e di frequentare da qualche tempo.
Così la sua prima risposta, mossa da istinto protettivo ma anche dal dispitto di essere stato scavalcato, è un rifiuto, il che però lo mette in crisi con se stesso (progressista sul lavoro e conservatore in casa), ma anche e soprattutto con i familiari: la ragazza viole convolare a nozze con l'amato, la moglie, fino ad allora sempre rispettosa del ruolo del marito e apparentemente sottomessa, e l’amica della ragazza fanno comunella finché egli non comprenderà come la felicità di Setsuko sia più importante del proprio orgoglio. Una commedia dai toni lievi, ma con qualche infiltrazione di drammatico, in cui Ozu con una regia semplice e insieme profonda restituisce il fascino delle piccole cose e gesti quotidiani e mette magistralmente in mostra le psicologie delle varie parti in causa, un’umanità credibile e quotidiana. Eccellente anche il cast che fa perno su Shin Saburi, perfetto nella parte del combattuto protagonista, ma molto brava a tenergli testa anche Kinuyo Tanaka, moglie che sciorina le astuzie femminili. Chi ama il cinema d’autore e di alta classe non può ignorare Ozu e il film. Com egli altri della serie, un dvd di ottima fattura e resa, peccato l’assenza di extra a parte il trailer della retrospettiva Ozu e la galleria fotografica.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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