ETTORE SCOLA IN DVD

É stato uno dei grandissimi del cinema italiano in assoluto Ettore Scola, per chi scrive inferiore solo a Fellini (come il quale, pure ad inizio carriera, ha disegnato vignette per il giornale satirico Marc’Aurelio), che si è spento pochi giorni fa a 84 anni, regista che diresse i nostri migliori attori e che ha lasciato due capolavori, due autentici monumenti, più una manciata d’altri memorabili, e che come sceneggiatore ha operato in quello che oggi definito il periodo d’oro della commedia all’italiana (un film su tutti: “Il sorpasso” scritto con Dino Risi e Scarpelli, ma ci sono stati anche “Il mattatore”, “Anni ruggenti”, “La parmigiana”, “La marcia su Roma”, “I mostri”, “Io la conoscevo bene”… ).
A sancire il rapporto d’amicizia e di stima del regista romano per il collega riminese è proprio la sua ultima fatica, il documentario “Che strano chiamarsi Federico. Scola racconta Fellini” (fresco di uscita in dvd 01) il cui racconta il suo incontro con il creatore della “Dolce vita” in una sorta di album di immagini e di memorie che privilegia i toni ironici e lievi di un "grande Pinocchio" mai divenuto un "bambino perbene” e si chiude con una carrellata di sequenze dei suoi più importanti film. Nonostante Scola sia una pietra miliare del cinema italiano, è inferiore al dovuto la considerazione di cui ha goduto e non solo da parte della critica degli Anni 60 e primi 70 in genere restia a mettere sullo stesso piano impegno e divertimento che invece possono benissimo coesistere e persino coincidere, ma anche di parte del pubblico tanto che la sua filmografia in home video è assai incompleta e difetta anche di titolo importanti, vedi il mai uscito “Il commissario Pepe”. rivisitazione di “Signore e signori” di Germi (ma chissà mai che ora, sull’eco della sua morte e dei tanti elogi in necrologio qualcuno non provveda…).
Qui non voglio tanto parlare di Scola, ma segnalare i film reperibili in dvd (per il blu ray non è mai stato preso in considerazione…) a partire da quello che ritengo il suo capolavoro assoluto: “C’eravamo tanto amati” che Cecchi Gori e Mustang hanno rimesso in circolazione l’anno scorso, in occasione dei 40 anni dall’uscita (è del 1974). Strepitosamente scritto assieme ad Age & Scarpelli e contrassegnato dalla frase, è un riassunto agrodolce (più agro che dolce) al guado tra ironia e dramma di 30 anni di storia d’Italia e dei suoi cambiamenti - ma anche del nostro cinema, ed è una grande trovata – seguendo tre amici che hanno fatto la resistenza dal 1944 al 1974, quando si ritroveranno per fare un amaro bilancio delle loro esistenze: Nino Manfredi, portantino d’ospedale e comunista convinto che non farà mai carriera per le sue idee; Vittorio Gassman, avvocato che baratterà i suoi ideali sposando – e tradendo – la figlia di un palazzinaro rozzo e ricco e diverrà pure esponente del socialismo d’assalto (economico); Stefano Satta Flores, intellettuale che si rovina la carriera e si adatta a diventare un critico cinematografico tra i tanti, in rotta pure con se stesso e futuro “ribelle” psiuppino. Con loro, Stefania Sandrelli che Gassman porta via a Manfredi e finirà pure con Satta Flores per poi sposare Antonio, immagine di un’Italia ingenua, ondivaga, sfruttata sempre più dimentica dei valori morali. Il film è pertanto una critica lucida, accorata, palesata apertamente e non fra le righe, fatta da intellettuali di sinistra sul fallimento dei sogni del Pci (Scola era comunista) e sulla sua mancata presa di potere a causa di lotte intestine, divisioni, compromessi e incapacità di capire la base.
“C’eravamo tanto amati” aprì la grande stagione di ritratti del nostro Paese proseguita da Scola con “La terrazza” sugli Anni 80 (dvd 01) e l’inferiore “La cena” (mai uscito) sugli Anni 90, ma va ricordato (e visto) anche il sensibile, struggente e malinconico “La famiglia” (Cecchi Gori) che ripercorre di 5 anni in 5 anni, dal 1906 al 1986, 80 anni di vita della famiglia di Vittorio Gassman lasciando la storia fuori dalla porta eppure fortemente influente. L’altro capolavoro del regista è il delicato “Una giornata particolare” (Cecchi Gori) del 1977 scritto con Maccari e vincitore del Golden Globe per il film straniero. La vicenda è racchiusa in un breve lasso di tempo, dalla mattina alla sera del 6 maggio 1938, il giorno delle visita del Fuhrer a Roma. E contrassegnato dalla radio ad alto volume che fa la cronaca pomposa e fascistica dell’evento, si mostra l’incontro di un annunciatore radiofonico (Mastroianni) che sta per essere inviato al confino perché omosessuale e di una casalinga (la Loren) sposata ad un fanatico Camicia Nera che la ritiene poco più che una serva e sfatta dalle troppe gravidanze.
Sono due solitudini, due vite emarginate tra cui nasceranno momentaneo affetto e comprensione. Altro film importante, ma sgradevole e non troppo amato dal pubblico è “Brutti, sporchi e cattivi” (Cecchi Gori) su una famiglia di baraccati romani. A “Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca” (01) è ispirata e messa in parodia una scena di “Provaci ancora, Sam” di Woody Allen mentre distribuita da Warner” è l’hit d’incassi 1968 “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso...”. Di distribuzione Cecchi Gori vanno citati ancora “Il viaggio di Capitan Fracassa”, un debito che il regista paga a se stesso (alla fine lo si vede in una piazza affollata cavare un dente a un uomo) e a Gautier; “Splendor” sulla fine del cinema in sala; “Ballando ballando”, 50 anni si storia francese dal 1936 al 1986 rivissuti in una balera con le canzoni a scandire mode e costumi”; “Se permettete parliamo di donne”, otto episodi sulla morale sessuale femminile in evoluzione: “L'arcidiavolo” boccaccesca e spiritosa commedia in costume nella Firenze fine ‘400 in cui una donna mostra di beffare il diavolo. Più ricche di intenzioni che riuscite le ultime pellicole: “Mario, Maria e Mario” e “Romanzo di un giovane povero”). Tra i mancanti in dvd “Concorrenza sleale” sul tema delle leggi razziali mussoliniane contro gli ebrei del 1938.
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