ESTATE VIOLENTA

Regia: Valerio Zurlini
Con: Jean-Louis Trintignant, Eleonora Rossi Drago, Enrico Maria Salerno,Jacqueline Sassard, Lilla Brignone, Cathia Caro
Genere: drammatico
Distribuzione: Mustang
C’è voluta l’anno scorso la polemica che ha fatto uscire allo scoperto tanti ammiratori entusiasti e pochi bastian contrario, sull’inserto settimanale del venerdì del Corriere della sera a proposito del crepuscolare “La prima notte di quiete”, film con uno strepitoso Alain Delon dallo spleen negativo e segnato dall’ombra della morte che nel 1972 era stato stroncato da molta critica e adorato dal pubblico, per far sì che la gente si ricordasse di Valerio Zurlini. Autore intenso, raffinato, con qualche vocazione alla Luchino Visconti, ma sempre molto personale, attento ai risvolti psicologici e all'introspezione dei personaggi, capace di tirar fuori il meglio dagli attori, uno dei più grandi registi italiani purtroppo sottovalutato soprattutto dalla critica di sinistra (oggi però non più…) e dalla filmografia ahimè con soli 8 film dal 1954 al 1976, tutti molto buoni e almeno la metà capolavori. Zurlini che è stato, tranne che per il primo “Le ragazze di San Frediano” di derivazione pratoliniana, anche lo sceneggiatore dei suoi film tra cui spiccano anche “La ragazza con la valigia” con una Claudia Cardinale al top e “Cronaca familiare” (Leone d’oro a Venezia) con un eccellente Mastroianni, oltre ad essere l’unico – il progetto è stato abbandonato da molti pretendenti - a saper trasporre sullo schermo il metaforico “Deserto dei tartari” di Buzzati. Al suo top d’autore appartiene pure la sua opera seconda da regista (e prima da lui pure sceneggiata assieme alla viscontiana Suso Cecchi D’Amico e a Giorgio Prosperi) questo “Estate violenta” del 1959 con il giovane che andava rivelandosi Jean-Louis Trintignant e una Eleonora Rosi Drago che mai fu così strepitosamente brava (vinse il Nastro d’argento) che era finito nel solaio dell’oblio e che Mustang è andato meritoriamente a ripescare proponendolo per la prima volta in dvd.
L’estate in questione è quella del 1943, inquadrata fra le dimissioni di Mussolini del 25 luglio e l’armistizio con gli alleati dell’8 settembre siglato da Badoglio: in vacanza a Riccione con i familiari troviamo Carlo Caremoli (Trintignant), figlio di un esagitato e ora timoroso gerarca della prima ora con la testa rasata (Enrico Maria Salerno, la classe c’è e si vede), giovane che non è convinto delle idee e delle azioni del genitore, ma che non ha il coraggio di padre di contrastarlo apertamente e si rifugia dietro una cortina di superficialità e di disilluso menefreghismo. Una passività che – come disse Zurlini – è la “testimonianza diretta di una incertezza” (nel personaggio traspare di tanto in tanto un’ombra del futuro e disamorato insegnante di Delon) che mostra anche nel rapporto distratto e dalla rassegnazione passiva con la fidanzata Rossana (una dolce e intristita Jacqueline Sassard). Universitario senza slanci, esponente della ricca borghesia italiana, lontano dai problemi reali del paese (e dalle preoccupazioni del servizio militare), smarrito nel tran tran di amici chiassosi e rituali scontati della vacanza al mare, Carlo, complice il passaggio a bassissima quota di un aereo della Luftwaffe sulla spiaggia, incontra casualmente la più matura Roberta (Eleonora Rossi Drago, superba prova), trentenne vedova ancora piacente di un ufficiale di marina eroe di guerra e madre di una bambina che si era smarrita nel bailamme e lui aveva trovato. L’improvvisa e forte corrente di simpatia tra di due muta presto in potente attrazione affettiva, in una passione di sensi e mente cui Roberta aveva inizialmente cercato di resistere per poi cedere travolta, sfidando la muta riprovazione dell’ambiente, soprattutto della madre (l’altera e severa Lilla Brignone) e della cognata. Quando il 25 luglio la radio annuncia la caduta del governo Mussolini, le case del fascio vengono prese d'assalto e i gerarchi pestati, il padre di Carlo riesce a fuggire, la sua villa viene requisita, ma tra il giovane e la vedova si susseguono gli incontri d’amore sulla spiaggia. Dopo uno dei quali Carlo è fermato da una pattuglia in ricognizione che lo invita a presentarsi al comando per non essere considerato un disertore e i suoi documenti di esenzione sono ormai scaduti: a questo punto Roberta lo invita a fuggire con lei, a nascondersi in una sua villa a Rovigo, però il bombardamento del treno su cui viaggiano farà definitivamente cadere le incertezze del giovane che… A proposito della splendida Rossi Drago è stato rilevato che la sua Roberta in lenta evoluzione critica, protagonista di una parabola di una passione sentimentale nata essenzialmente dalla repressione borghese, è forse uno dei personaggi femminili più completi e belli del cinema italiano di sempre. Un film da vedere che per molti costituirà una scoperta: ben fatto il dvd che per extra ha l’introduzione di Gianni Canova "E la chiamano estate".
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