Storie

ELIANA E GLI UOMINI

Regia: Jean Renoir
AA

Regia: Jean Renoir 
Con: Ingrid Bergman, Jean Marais, Mel Ferrer, Jean Richard , Juliette Gréco, Pierre Bertin , Dora Doll , Frédéric Duvallès , Sandra Milo    
Genere: commedia
Distribuzione: Sinister Film

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Presentato nei titoli di testa come "una fantasia musicale di Jean Renoir", questo film del 1956 completa quella che fu definita una trilogia all’insegna del teatro e della musica aperta da “La carrozza d'oro” del 1952 (se ne parla sopra) e “French Cancan” del 1955. Abbastanza curiosa la storie della scelta di Ingrid Bergman, su cui la cinepresa pare essere costantemente puntata, come protagonista. Ha raccontato infatti il regista che l’attrice, anni prima quando lui si trovava negli Usa, esule dalla Francia di Vichy, e lei attraversava un periodo di grande popolarità, si era rivolta a lui chiedendo di dirigerla in un film, richiesta che il francese aveva rifiutato dicendo che lei era “troppo luminosa di una stella”, ma che una volta che fosse “caduta” dal firmamento delle dive lui sarebbe stato “lì con la rete” pronto a prenderla. Parola che mantenne quando la Bergman attraversava un periodo difficile, giunta a Parigi in un momento particolarmente difficile dopo essere stata maltrattata e tradita dal marito Roberto Rossellini da cui aveva divorziato e con il quale aveva girato quattro film apprezzati dalla critica, ma non dal pubblico che le avevano appannato fa fama e con i quali aveva perso le somme di denaro che vi aveva investito; così, incontrando il regista in Francia sul set del film che stava girando, Ingrid gli ricordò la sua promessa e Renoir concepì per lei il suo unico film romantico erigendola a protagonista assoluta e luminosa: un omaggio che per altro il titolo italiano non fa comprendere visto che quello originale francese era “Elena et les hommes” e che è stato trasformato, chissà perché, in “Eliana e gli uomini”. Renoir voleva celebrare con la Bergman l'amore e la bellezza femminili, che nella mitologia greca sono rappresentati dalla figura simbolica di Elena: “Chi è Elena? – scrisse il regista nelle sue memorie - È molto semplice, ho la mia opinione su questo, sono certo che Elena è Venere… Venere di quando in quando scende sulla terra, gli dei dell'Olimpo scendono sulla terra anche ai nostri giorni…”. La vicenda si svolge nella Parigi del 1880 e richiama un episodio di "fin de siècle": il caso Boulanger, quello del generale Georges Boulanger che tentò un colpo di Stato, dopo la sconfitta subita dalla Francia nel 1870 ad opera della Prussia. Qui vive la baronessa Elena Sorokovska, giovane e affascinante vedova in esilio di un principe polacco che si picca di poter aiutare gli uomini ritenuti di talento a raggiungere il successo e dei quali diventa magari amante: è capitato con un giovane musicista, che però ha lasciato non appena egli è riuscito ad affermarsi, e ora nonostante la baronessa Olga, sua zia, cerchi di farle sposare, per ragioni d'interesse l’anziano ma ricco industriale della calzatura Martin-Michaud (Pierre Bertin) e dimostri una particolare simpatia per il giovane visconte Enrico di Chevincourt (Mel Ferrer), lei si infatua del generale Rolland (Jean Marais), conosciuto in occasione della celebrazione del  14 luglio e che in quel momento è l'idolo della folla, Eliana si dedica con entusiasmo alla sua causa sognando di poter diventare l'ispiratrice del destino del futuro capo del governo con ambizioni dittatoriali e sulle prime gli porta fortuna dato che viene chiamato a presiedere il Ministero della guerra, a capo del quale egli ottiene un successo personale in una grave questione internazionale.

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Il governo, preoccupato della crescente popolarità del generale, gli affida un comando periferico sperando che si dimetta e vorrebbe le sue dimissioni, ma Eliana lo convince a porre la sua candidatura per la Camera dei Deputati alla quale è eletto trionfalmente, salvo poi darsi alla fuga quando vengono scoperte le sue aspirazioni di dittatura, o meglio di divenire un nuovo Napoleone. Invitata nel castello del suo pretendente Martin-Michaud, Elena lo accetta e ci va con i suoi amici, tra cui Rolland con il quale intriga affinché si metta a capo di una marcia su Parigi per conquistare il potere, ma a questo punto il visconte di Chevincourt capisce che rischia di perderla per davvero e mette in atto un suo piano che le fa capire che il generale non era innamorato di lei, ma voleva solo sfruttarla per portare a termine  le sue ambizioni di potere… E poi, valgono di più la sicurezza economica del matrimonio con un vecchio, o al libertà e il piacere?. Il film, brioso e spensierato inno all’amore e alle scaramucce sentimentali e ritenuto da Renoir una sorta di divertissement, è di scarsa sostanza a ciò che faceva presupporre ed è stato definito ”un’acqua minerale con troppe bollicine: frizzante, ma di scarsa sostanza”. Il vero protagonista è l'ambiente, che viene approfondito, analizzato, curato in ogni sua sfumatura (ottima la fotografia in technicolor del nipote Claude Renoir), ma il lavoro scintillante ed estroso si rivela un esempio di virtuosismo calligrafico e nonostante la recitazione accurata e precisa i personaggi appaiono marionette, superficiali, addirittura – scrisse un critico – “costretti ti ad essere elementi quasi secondari di uno spettacolo, in cui predomina la folla”. A differenza del dvd de “La carrozza d’oro”, c’è un unico e poco importante extra: la galleria fotografica.

 

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