Storie

È SOLO LA FINE DEL MONDO

Regia: Xavier Dolan
AA

Regia: Xavier Dolan 
Con: Gaspard Ulliel, Nathalie Baye, Léa Seydoux, Vincent Cassel, Marion Cotillard
Genere: drammatico
Distribuzione: Lucky Red

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Ha vinto il Grand Prix speciale della Giuria a Cannes 2016, dove è stato premiato anche dalla Giuria ecumenica, il canadese Xavier Dolan con questo “È solo la fine del mondo” che ora è disponibile in videoteca in dvd e in blu ray. Dolan, appena 28 anni e sei film compreso questo di cui è regista, sceneggiatore, produttore, montatore, costumista e talora anche attore che gli hanno riscosso premi e riconoscimenti: quello d’esordio “J'ai tué ma mère” è stato proposto a Cannes 2009 nella Quinzaine des Réalisateurs vincendo i premi Art Cinéma,  Sacd e Regards Jeunes; il secondo “Les amours imaginaires” presentato a Cannes 2010 nella sezione Un certain regard; sezione che nel 2012 ha ospitato il suo terzo lungometraggio “Laurence Anyways e il desiderio di una donna...” premiato con la Queer Palm; il quarto “Tom à la ferme” ha concorso invece a Venezia 2013 vincendo il premio Fipresci; il quinto, infine, “Mommy” è stato presentato in concorso a Cannes 2014 ottenendo il Premio della giuria ex-æquo con “Adieu au langage - Addio al linguaggio” di Jean-Luc Godard.. Per la cronaca, a Cannes 2015 Dolan non era in competizione, ma membro della giuria presieduta da Joel e Ethan Coen. Il cinema di Dolan, che vi immette la sensibilità di gay palesato,  l'ossessione per la figura materna, opprimenti conflitti e molteplici contraddizioni del male di vivere, è all’insegna di contrasti espressi con un’evidente ricerca estetica che sfocia in un virtuosismo linguistico ammirato da alcuni e denigrato da altri (Dolan è un autore che come intriga e seduce alcuni divide altri). Qui, partendo dall’omonimo testo teatrale di Jean Luc Lagarce, egli mostra il ritorno a casa dopo 12 anni di lontananza in cui non si è mai fatto vivo, di Louis (Gaspard Ulliel) giovane scrittore gay che ha raggiunto il successo e la sua non è una visita di dovere o semplice cortesia, ma perché vuole rivedere i familiari per dire loro di essere affetto da un cancro ormai allo stadio terminale.

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Ma come prenderanno il suo ritorno la madre Martine (Nathalie Baye), il fratello Antoine (Vincent Cassel) e la sua moglie Catherine (Marion Cotillard), la sorella Suzanne (Léa Seydoux)? E si sono veramente sopiti i problemi, le tensioni, le inconciliabilità che 12 anni prima lo avevano spinto ad andarsene? Quella che appare veramente felice è la sorella minore Suzanne che non lo aveva quasi conosciuto e verso di lui prova un forte senso di abbandono; il fratello Antoine sente riaccendersi dentro la gelosia di chi vedeva sempre Jean Luc al centro dell'attenzione e si sentiva in disparte; la cognata Catherine, gentile e insicura, cerca di metterlo a suo agio nel tentativo di mascherare le ruvidezze e gli eccessi del consorte; la madre Martine, che non si aspettava il ritorno del figlio, è felice perché pensa in famiglia possa tornare il dialogo, interrotto anni prima. Ma se il dialogo invece non ci fosse mai stato? Quello di Dolan è ancora un ritratto di disfacimento familiare, di incomunicabilità, violenza, sopraffazione, inautenticità di rapporti, gelosie nel ristretto spazio domestico in un pomeriggio in cui a crescere è l’incapacità di mettersi in ascolto degli altri, di non prevaricare su di loro; non c’è nessuno che possa salvarsi, nemmeno Louis. E suona pertanto amaramente ironico il titolo “È solo la fine del mondo”… Una sinfonia di rimorsi e rancori che rimanda ai drammi da camera di Pinter avviluppati però da un’atmosfera di ossessiva malinconia cechoviana, un lussureggiante e berciante diorama… Sono queste alcune delle definizioni ricevuto dal film con ottimi attori (qualche perplessità è stata però espressa sul protagonista Gaspard Ulliel) in cui Dolan, autore eccome anche se per palati raffinati, ha voluto dare un ulteriore segno della sua presenza cercando un diverso linguaggio rispetto alle opere precedenti e che consiste in un’insistita imbastitura di insistiti primi piani, con la cinepresa addosso agli attori quasi a cercare nei volti le verità che le parole invece nascondono, ma anche per comunicare un soffocante senso di claustrofobia. Avvolgenti le musiche di Gabriel Yared e curata la morbida fotografia sui toni blu/marrone di André Turpin che cambia colore a seconda dello stato d’animo dei personaggi, Il dvd e il più qualitativo blu ray hanno solo il trailer per extra.

 

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