Storie

DON GIOVANNI

Regia: Joseph Losey
AA

Regia: Joseph Losey
Con: Ruggero Raimondi, Teresa Berganza, Kiri Te Kanawa, Josè Van Dam, John Macurdy, Edda Moser, Malcolm Kíng
Genere: film opera
Distribuzione: Pulp video

ERCOLE_FascettaDVD


«Il vecchio muore, il nuovo non può nascere e in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati». È la citazione di Antonio Gramsci campita su un muro che apre il film opera di Joseph Losey "Don Giovanni" di Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, ora disponibile in un ottimo blu ray nella versione restaurata proiettata d’estate a Bologna per la rassegna “Il cinema ritrovato”. Girato nel 1979, è una rilettura fedele nella partitura quanto personale e fortemente evocativa nelle immagini con la quale il regista americano di origine e inglese di stile e cultura (sia pure acquisita) ha voluto segnare il trapasso di un’epoca e in cui gli elementi più leggeri pur presenti nel testo tendono ad essere inglobali in  un perenne senso di morte, si pensi solo alle tre persone avvolte in neri mantelli e dai volti coperta da maschere bianche, ma anche alle perfette architetture del teatro Olimpico di Vicenza e delle ville palladiane che con il loro biancore spiccano nel verde, nonché ad una delle prime immagini in cui tutti i personaggi di radunano in una fonderia di vetro le cui fiamme anticipano quelle che nel finale inghiottiranno il libertino. Losey americano, anche scambiato da molti per britannico e non solo per la lunga collaborazione con Pinter, assieme al quale ha realizzato lucidi e sferzanti capolavori di denuncia della classe dominante come “Il servo” e “L’incidente”, ma che l’Inghilterra aveva scelto autoesiliandosi volontariamente per non sottostare ai tribunali e alla caccia alle “streghe rosse” voluti dal maccartismo. La sua scelta di portare “Don Giovamni” con sfarzo di mezzi sul grande schermo, lui che aveva affermato di non esser mai stato un appassionato dell’opera lirica, è stata forse influenzata dal fatto che nel 1975 Bergman aveva girato “Il flauto magico” sempre di Mozart, affidandosi al gioco della fantasia e dell’incantamento del pubblico anche bambino. Pure in Losey, che trova modo di riproporre i suoi temi tipici di servi e padroni, potere e sopraffazione, una forte suggestione c’è, raffinata, elegante, però spesso plumbea, grazie anche ad una fotografia illividita e ad una recitazione molto trattenuta. Non è la stessa cosa allestire un’opera per il teatro e per il cinema anche se il contenuto (la musica, il libretto) resta lo stesso, non si può manipolare, impone le sue dinamiche, detta tempi e movimenti. Losey, al suo terz’ultimo film, lo ha capito e forte della sua lunga esperienza di uomo di cinema, attento a tutti i linguaggi dell’arte, sensibile cultore di arti visive ha realizzato quello che è stato definito una “sorta di divertito bricolage geografico – pittorico”.

giovanni3.jpg

Che si apre e si chiude con immagini della laguna veneziana e prosegue in un set di architetture settecentesche affidandosi ad interpreti impeccabili e alla pregevole esecuzione dell’Orchestra e del Coro dell’Opera di Parigi diretti da Lorin Maazel. Ruggero Raimondi è un Don Giovanni sfrontato e luciferino, ma nei cui occhi la gioia di vivere sembra appassita sostituita da presagi mortali; José van Dam è un Leporello incupito, l’opposto del suo padrone, che non gode delle di lui intemperanze, ma pare piuttosto riprovarle, Kiri Te Kanawa è un’Elvira complessa e tormentata che non riesce però a odiare colui che l’ha lasciata il giorni delle nozze. Edda Moser è una Donna Anna brava e intonata pur se un po’ in ombra, vittima del fascino del seduttore che le ucciderà in duello il padre, il Commendatore; Teresa Berganza è una Zerlina dalla splendida, ma più matura di come uno si aspetta il personaggio della sposina di Masetto che sta per cedere proprio prima delle nozze.  Gran finale con la statua del Commendatore che, invitato per sfida da Don Giovanni e venire a cena da lui lo fa davvero e se lo porta via all’inferno. Già uscito anni fa per l’home video ed esaurito, il film, David di Donatello per la produzione e due Premi César per il montaggio e la  scenografia,  è ora riproposto in dvd nella nuova versione e per la prima volta in blu ray, edizioni con quasi tre ore di extra: il set; il remastering; un lungo making di 74 minuti con documentario e interviste; analisi tematica sulla rilettura di Losey.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato