Dialèktika

Se Titì e Maréna prendono pìc e pàla

Le espressioni binarie che raccontano la realtà
Tra le espressioni binarie del dialetto bresciano «pìc e pàla», ovvero piccone e badile
Tra le espressioni binarie del dialetto bresciano «pìc e pàla», ovvero piccone e badile
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«Adès ta mète mé a pìc e pàla...». Il nonno lo dice in tono scherzoso, rivolto al nipote (si capisce che se lo mangia con gli occhi) e minacciandolo di fargli provare davvero cosa sia il duro lavoro manuale. Di metterlo a pìc e pàla. Di dargli in mano piccone e badile e fargli sentire come è bassa e pesante la terra.

L’uso di espressioni binarie (siano coppie di simili o di contrari) è uno strumento utilizzato spessissimo dalla parlata dei nostri nonni. A me ne vengono in mente alcuni. Coppia proverbialmente famosa di personaggi fantastici è quella composta da Titì e Maréna. Se ne trova citazione persino nell’Enciclopedia bresciana di don Fappani: «Modo di dire bresciano per indicare due persone che condividono gusti, idee, ecc., ma soprattutto sbronze memorabili». Poco letteraria, certo, ma efficace è poi l’espressione cül e camìsa: simbolo di vita strettamente solidale. Per punire qualcuno, invece, si dice metterlo a pà e pisì. Come pane e acqua ma con una goccia di cattiveria in più.

Origini lontane hanno poi due modi di dire che mi hanno sempre colpito. La prima: de rìnf o de rànf (cioè o per fortuna o con la forza). Un etimologista di razza come il Devoto ricorda qui le radici spagnole di «rifar» (sorteggiare) e longobarda di «hraffon» (strappar via, arraffare). La seconda: andà en góga e migóga, cioè andare in rovina. Gog e Magog sono orchi di tradizione mediorientale (citati da Bibbia e Corano) che impersonificano la distruzione. E quando si deve parlare di una condizione incerta? Capace di evolvere in bene o in male? Si dice che è lì tra ’l nìgol e l’ seré. Poesia.

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