Storie

DERSU UZALA - IL PICCOLO UOMO DELLE GRANDI PIANURE

AA

Regia: Akira Kurosawa
Con: Juri Solomin, Maksim Munzuk, Yuri Solomin, Svetlana Danilchenko, Dmitri Korshikov, Suimenkul Chokmorov, Vladimir Kremena, Aleksandr Pyatkov 
Genere: avventura
Distribuzione: General Video

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Da tempo reperibile in dvd, lo è ora anche in blu ray uno dei capolavori di Akira Kurosawa, questo superpremiato e splendido film d'avventura del 1975 che è pure un memorabile poema epico della sintonia tra uomo e natura, vincitore dell’Oscar per il film straniero, del Gran premio della giuria al Festival di Mosca, del David di Donatello e del Nastro d’argento per il regista straniero. Non era un momento facile per il grande Kurosawa (“Rashomon”, “I sette Samurai”, “Il trono di sangue” parlano da soli senza bisogno di presentazioni) quello in cui realizzò “Dersu Uzala” girandolo in location ostili (la Taiga siberiana) con un eccezionale spirito di squadra tra attori, regista e troupe: nonostante la nomea e i premi ricevuti, nella seconda metà degli Anni 60, dopo “Anatomia di un rapimento” (1963) e “Barbarossa” (1965), era finito in crisi con i produttori che non lo cercavano più e non lo cercarono affatto dopo il flop di “Dodes'ka-den” (1970), in cui per la prima volta aveva lasciato il bianconero per il colore. Ad acuire vieppiù la depressione in cui Kurosawa era cadutosi aggiunse il fallimento del progetto hollywoodiano di “Tora! Tora! Tora!” che era stato chiamato in un primo momento a realizzare assieme a Richard Fleischer, ma dal quale si trovò escluso e sostituito da Kinji Fukasaku, tanto che egli tentò addirittura il suicidio. Fortunatamente non riuscito e che gli permise di riprendersi e realizzare “Dersu Uzala” che segnò un altro momento d’oro della sua carriera che lo avrebbe poi portato a creare “Kagemusha - L'ombra del guerriero” (1980) Palma d’oro a Cannes, “Ran” (1985) e “Sogni” (1990) e ad aggiungere nuovi tasselli alla sua carriera che gli valse pure un Oscar e un Leone d’oro celebrativi. Con “Dersu Uzala – Il piccolo uomo della grande pianura” il regista lasciò i samurai che lo avevano reso famoso e le miserie di un Giappone umile e degradato, quello del “sottosuolo”,  per un viaggio nella natura tra paesaggi splendidi, crude vette, foreste minacciose e orizzonti a perdita d’occhio. Natura che diventa protagonista e che, come già avevano fatto Flaherty e Dovzhenko,  Kurosawa animizza portandone sullo schermo il respiro, la magia, il canto ma anche il grido e la crudeltà, vedi ad esempio la strepitosa sequenza (ancor oggi al top) la terribile tempesta sul lago ghiacciato, ottimo saggio di lotta per la sopravvivenza. Tra i grandi pregi di questa opera, non si possono non citare la fotografia stupenda di Youri Gantmann, Asakazu Nakai, Fedor Dobronravov e pure la memorabile interpretazione di Maksim Manzuk, un veterano del teatro di Tuva, musicologo e cantante mongolo che fa di Dersu Uzala un personaggio indimenticabile: la virile amicizia con il capitano (Yurij Solomin), è narrata senza sussulti romanzeschi o retorici e tutto si regge su un equilibrio di rapporti che non conosce cadute di tono o sbavature. Il film, raccontato per flashback, è tratto dai due libri di memorie dall'esploratore russo Vladimir Klavdievi? Arseniev (“Dersu Uzala” e “Nel profondo Ussuri”)  e parte nel 1910 in un'area al limite di una città in costruzione nella foresta disboscata, dove  Arseniev cerca una tomba; quella di Dersu Uzala. Per tornare poi indietro al 1902 quando ai membri di una spedizione topografica ai confini della Cina, nella vasta e inesplorata zona del fiume Ussuri, guidati dal capitano Arseniev, mentre una notte erano seduti accanto al fuoco si presentò Dersu Uzala, un nomade, appartenente al gruppo etnico Hezhen, originario di quei luoghi e solitario (la sua famiglia era rimasta vittima di un’epidemia di peste, che accettò di far loro da guida in quei territori impervi. È un cacciatore anziano inizialmente visto come un rozzo ed eccentrico vecchio, sembra bizzarro, ma è saggio che presto si guadagna il rispetto di soldati grazie alla sua grande intelligenza, il suo istinto, l'acuto senso di osservazione e la sua profonda umanità rivelando loro i segreti ed è così che il capitano scopre, grazie a Dersu, il vero significato dell’esistenza. In una notte in cui si scatena una tormenta mentre Dersu e il capitano Arseniev sono soli e sperduti in una palude, il nomade salva la vita del russo e fra i due uomini nasce una grande amicizia che si concluderà alla fine del viaggio, quando Dersu lascerà i soldati presso i binari della ferrovia per ritornare nuovamente nella foresta.

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Passano 5 anni, è il 1907, e Arseniev, che guida una  nuova spedizione nella foresta, ritroverà Dersu che si unisce nuovamente al drappello, ma che nel frattempo è invecchiato, è diventato miope sicché non riesce più a centrare le sue prede e non è più in grado di cacciare. Arseniev, che gli ha salvato la vita una volta che era caduto fra le rapide di un torrente, è preoccupato che non riesca più a sopravvivere nella foresta, lo porta a casa sua, nella città di Chabarovsk, dove risiede con la sua famiglia, ma là Dersu ben presto si rende conto che non può adattarsi alla vita della città e un giorno chiede al capitano che lo lasci libero di partire per tornare nella zona dove aveva vissuto e ben più congeniale. Arseniev capisce il disagio dell’amico e non può opporsi, così decide di lasciarlo andare dopo avergli regalato un bellissimo fucile, con un mirino potente che possa aiutarlo a vedere coi suoi deboli occhi. Gesto che avrà però tragiche conseguenze: qualche tempo dopo, un telegramma informa Arseniev del ritrovamento del corpo di un uomo non identificato che tuttavia aveva con sé il suo biglietto da visita e viene invitato ad identificare il corpo. Arseniev riconosce il morto dicendo che il defunto è "Dersu Uzala, cacciatore", ma quando un poliziotto gli fa notare che non era stata trovata nessun'arma da caccia vicino al cadavere, egli capisce che Dersu era stato ucciso da un comune ladrone che voleva rubargli il bellissimo fucile... Dallo stile a tratti onirico, ma dalla struttura narrativa coerente e solida,  il film di Kurosawa è un trattato sulla generosità, sulla magnanimità d’animo, sulla vicinanza tra uomini appartenenti a culture diverse. Tipicamente giapponese nel procedere a ritmo blando (da sconsigliare a quanti oggi superficialmente cercano solo azione e ritmo veloce), ma anche se un po’ compiaciuto offre bellissimi paesaggi, desta grandi emozioni ed è, come tipico del regista, di una delicatezza rara nel descrivere i personaggi, privo di sussulti romanzeschi e/o retorici. Il film per la prima volta è disponibile in blu ray edizione che a differenza di quella in dvd lo propone nella sua integrità: 141 minuti contro i 129 della versione che circolò nelle sale italiane e che è stata poi ripresa per l’home video. Più qualitativo, il bd offre i seguenti  e importanti extra: Arseniev in Kamchatka; Akira Kurosawa sul set; l’accoglienza 
al IX Festival di Mosca dove vinse il Gran premio della giuria.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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