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Dal maglio alla moderna siderurgia: Carlino Oliva racconta i suoi 98 anni

Camillo Facchini
Festeggiato il compleanno il 7 aprile, oggi al museo del ferro di Odolo il trailer del docufilm a lui dedicato
Carlo Oliva durante le riprese del docufilm © www.giornaledibrescia.it
Carlo Oliva durante le riprese del docufilm © www.giornaledibrescia.it
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«Anche le interviste g’ho de fà adès». Dopo che quarant’anni or sono un imprenditore valsabbino pur di non leggere i suoi conti sul giornale cercò di depistarci dicendo che il bilancio (ufficiale) che avevamo in mano non era il suo, ma quello di un omonimo, quella che Carlo Oliva, detto Carlino, ci riserva aprendo la porta del suo appartamento di Odolo è un’accoglienza da tappeto rosso e la chiacchierata che ne segue sarà piacevole, interessante ed educativa: per l’esperienza trasmessa dall’imprenditore, per le storie emerse, per comprendere come Odolo è cambiata pur continuando a rimanere una valle dell’acciaio.

Novantotto anni compiuti il sette aprile, tre figli (Giorgio, Michelangelo e Elisabetta mancata tempo fa), Carlino Oliva inizia il suo racconto ricordando che «a dieci anni ho incominciato a lavorare» un poco alla «stanga» (che comandava il maglio e che essendo montata su un perno non richiedeva eccessiva forza nelle braccia di chi era delegato a quell’incarico, quindi poteva esser comandata anche dai ragazzini), un poco controllando il carico di badili, piuttosto che picconi o zappe oppure forche destinati al mercato.

La maestra e le mamme

Ascoltando le parole dell’imprenditore, immaginando quei giovani da scuola elementare lavorare da mattina a sera, rileggendo le pagine scritte dalla maestra Pasini che in un libro su Odolo narra delle mamme che ogni mattina, ancora con il buio, lasciavano le cascine in quota per accompagnare i figli ai margini del paese dove, da soli, avrebbero poi raggiunto il maglio, ecco che il pensiero corre ai sacrifici fatti dai ragazzi di una volta, alla lunghezza delle loro giornate di lavoro, alla fatica quotidiana, al timore e al rispetto e verso il «famiglio» che, racconta Carlino Oliva: «Emetteva versi per richiamare all’attenzione i giovani o addirittura per svegliare chi si addormentava».

Quanto resisterebbero ad una vita come quella, i moderni lucignoli del film di Massimo Ceccherini, odierno specchio di quel giovane egoista, cattivo e scapestrato che conduce una vita caratterizzata da abitudini precise, con la sveglia non prima delle tre del pomeriggio, che tratta malissimo i genitori per poi recarsi al bar sotto casa o nelle piazze a combinare guai?

Con la ricomparsa nelle scuole dell’educazione civica, i ricordi di Carlino Oliva potrebbero trovare posto non certamente per replicare un sistema di lavoro oggi inattuabile, ma per rafforzare nei giovani la consapevolezza che il benessere è una conquista e non un privilegio con prima lo studio e poi il lavoro che stanno alla base di ogni risultato. Studio che aveva portato Carlino Oliva e tanti altri imprenditori odolesi alla Moretto con convitto a Brescia vicino a Santa Maria Calchera.

A Odolo

Dal maglio in cui il signor Carlino lavorava nascerà la Michele Oliva fu Giorgio, allora ancora piccola, ma già una delle stelle della nascente galassia odolese della siderurgia in cui, alla fine della seconda guerra mondiale, scoppia un vero big bang siderurgico: in riva al Vrenda nasce infatti Ilfo (quasi una public company della siderurgia) in un paese in cui, alla fine del 1981, tra acciaierie e laminatoi saranno poi attive dodici aziende, tra cui il laminatoio Olifer e l’acciaieria Iro (oggi controllata al 95%) che più avanti passeranno sotto il controllo societario di Olifin insieme a Oliwatt (con centrali a Vobarno, Villanuova, Bostone, Nuvolento e Gavardo) e Mincio Energy. La straordinarietà di Odolo è identica a quella di Lumezzane: tutti provano a fare tutto e chi lo fa meglio e cresce e la competitività detta le regole.

Dal maglio a Olifin la strada è stata lunga e laboriosa e oggi nel gruppo lavorano 300 persone, che generano ricavi consolidati per 300 milioni di euro, risultato di una visione cui nel tempo al tradizionale lavoro siderurgico si sono aggiunte «scelte grazie alle quali - ricorda Carlino Oliva, il tecnico della famiglia, affiancato dal fratello Michele mancato nel 2022 - abbiamo voluto aprirci a nuovi business come quello dell’energia… - poi una pausa e aggiunge - che avremmo dovuto sviluppare anche in Valle Camonica dove c’erano ottime opportunità». Cosa non rifarebbe? L’imprenditore ci pensa un attimo e risponde: «Fare la ferriera sotto le finestre di casa. Papà si era lamentato». Altri tempi.

Come altri tempi sono quelli della comunicazione moderna: oggi, nella trailer room del museo del ferro di Odolo, sarà presentato il trailer del docufilm sulla vita, sul lavoro, la figura, il ruolo avuto nella comunità odolese da Carlo Oliva che viaggia lucidamente verso il primo secolo di vita. Insomma, altro che un’intervista.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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