StorieArte

Come si diventa madonnari e l’arte del saper lasciare andare

Liliana Confortini di Castenedolo racconta dell’arte tradizionale, che parte dal sacro per parlare di attualità, ma anche di come sia importante non sviluppare l’attaccamento all’opera
Liliana Confortini ha vinto nella sezione Purgatorio al cinquantesimo raduno di Grazie - © www.giornaledibrescia.it
Liliana Confortini ha vinto nella sezione Purgatorio al cinquantesimo raduno di Grazie - © www.giornaledibrescia.it
AA

Per i madonnari d’Italia il 2024 è un anno importante. Ad agosto si è infatti tenuta la cinquantesima edizione del raduno di Grazie, a Curtatone (Mantova): ai primi posti della competizione (perché accanto al raduno c’è sempre una gara, anche se l’essenza sta nella partecipazione e nello scambio) si è piazzata un’artista bresciana. Di Castenedolo, più precisamente.

Un'opera di Liliana Confortini - © www.giornaledibrescia.it
Un'opera di Liliana Confortini - © www.giornaledibrescia.it

Si tratta di Liliana Confortini, che ha vinto con un’opera rappresentante l’allegoria del sesto canto del Purgatorio di Dante Alighieri.

L’arte dei madonnari

Quella dei madonnari è un’arte davvero particolare, artigianale e a tratti filosofica, oltre che sociale e sacra. Lo si capisce parlando con Confortini, che nella vita è pittrice e decoratrice e che racconta di cosa significhi disegnare su strada osservando poi la propria opera scomparire in breve tempo. Perché di questo si tratta: di artisti e artiste di strada che tracciano disegni effimeri (e spesso sacri) sull’asfalto durante eventi, raduni o sagre.

«La concentrazione massima è durante l’esecuzione. Le emozioni sono lì. Perché una parte importante di quest’arte è anche il rapporto che si stabilisce con lo spettatore. Non mi interessa quindi se la pioggia e le intemperie poi cancellano la mia opera: questo mi basta. Non mi preoccupo del dopo. L’essenziale è il momento della creazione dell’opera». Confortini, così come ogni madonnaro, non ha nessun legame con l’opera. «Ce l’ho con il sentimento durante il lavoro. Molto ha a che fare con la riflessione sul senso di attaccamento alle cose: oggi lo siamo moltissimo ed è per questo che quando perdiamo qualcosa proviamo un dispiacere enorme».

Un po’ come fanno i monaci tibetani con i mandala, minuziose opere geometriche e decorative realizzate con finissima sabbia e che alla fine – non importa quanto tempo abbiano speso dietro al lavoro – cancellano spazzando via i granelli. Il senso sta tutto nella consapevolezza che al termine di tutto – per quanto bello, appagante e importante – l’opera d’arte non esisterà più. Una consapevolezza necessaria per accettare l’impermanenza delle cose.

La storia

Lei a quest’arte c’è arrivata dopo aver osservato altri madonnari. «La prima volta che partecipai a un evento era il 2008 e non conoscevo granché dell’arte madonnara. Ho imparato le nozioni fondamentali sulla piazza, incontrando artisti e artiste che già da tempo svolgevano questa attività. Mi ha affascinato: dà una sensazione unica. Lavorare su strada e a contatto con le persone fa sì che si crei uno scambio diretto di emozioni. L’artista lavora, lo spettatore visiona lo svolgimento e ciò che viene rappresentato. È uno scambio di emozioni e sensazioni molto arricchente».

Confortini all'opera - © www.giornaledibrescia.it
Confortini all'opera - © www.giornaledibrescia.it

L’arte per lei è sempre stata un filo conduttore della vita, oltre che una passione fin da quando ero bambina. «Ho sempre avuto bravi insegnanti che mi hanno guidata nelle fasi di crescita. Una crescita che non si ferma: il bello dell’arte madonnara è che si è sempre in mutazione, poiché coglie le evoluzioni stesse dei canoni estetici e delle tecniche. Per esempio, oggi ha fatto il suo ingresso nelle opere il 3D dell’arte illusoria. Si disegnano corpi in movimento, non più statici. Ci si rifà all’arte antica, che è sempre base e fondamento, stando però al passo con i tempi».

Lo stile figurativo

Il suo soggetto preferito è il figurativo concreto. «Tengo sempre presente l’attualità. Cerco di esprimere temi attuali anche per sensibilizzare su problemi o sentimenti. Il sorriso di un bambino, l’abbraccio, le espressioni di umanità... Qualche anno fa ho raffigurato “Per quanto tempo ancora”: c’erano un bambino in primo piano e un muro diroccato alle sue spalle. Dietro di loro, in terzo piano, una Pietà con la Madonna distrutta dalla perdita del figlio. Era il periodo della guerra in Afghanistan: il bimbo implorava la fine di questo dramma. I bambini subiscono sempre: sono i più deboli. Invece di difenderli, li si espone ai grandi drammi, usandoli come scudo. E parlando di un argomento più lieve, ho dedicato un’opera anche alla nascita della mia nipotina».

L'opera «Aurora di pace», dedicata alla nipotina - © www.giornaledibrescia.it
L'opera «Aurora di pace», dedicata alla nipotina - © www.giornaledibrescia.it

L’opera dedicata a Dante

A Grazie quest’anno si è però dovuta attenere a un tema specifico. Era la prima volta che ai madonnari veniva dato un soggetto: di solito lo svolgimento è libero. Stavolta la linea riguardava la Commedia di Dante.

«Inizialmente ci ha lasciato perplessi, perché credevamo limitasse un po’ l’espressività. Ma adeguandoci siamo riusciti a lavorare bene. Il canto è stato assegnato dal comitato organizzatore tramite estrazione. Mi è andata molto bene: la cornice dei Golosi era nelle mie corde e ho sviluppato un’opera che corrispondeva alla mia sensibilità. Dante in questo passaggio incontra un suo contemporaneo: discussero sullo Stil Novo, la nuova corrente che andava contro la tradizione e contro il canone classico dei componimenti. Durante l’incontro Bonagiunta riconosce a Dante la grandezza della sua innovazione. Ho quindi approfondito l’argomento e soprattutto il passaggio in cui dice: “Ciò che scrivo dell’amore mi viene dettato direttamente da Amore”. Ho rappresentato Dante che scrive sotto dettatura di Cupido. E ha avuto un ottimo riscontro».

Dante ispirato da Cupido, l'opera vincitrice - © www.giornaledibrescia.it
Dante ispirato da Cupido, l'opera vincitrice - © www.giornaledibrescia.it

La pioggia e la vittoria

I madonnari non hanno sempre vita facile. Nemmeno stavolta: al termine del primo giorno di raduno su Grazie si è abbattuta sulla zona una forte tempesta. In questi casi si cerca di coprire le opere con della plastica, sperando scendano due gocce. Ma quando non va come deve andare – quando arriva il diluvio – ci si deve rassegnare. I disegni si cancellano, i gessi si sciolgono.

«La domenica mattina ci siamo trovati alle 6 in piazza. Mi sono inginocchiata, ho ripreso il mio disegno e ho rifatto tutto da capo». Sono bastate una proroga rispetto al termine della consegna e una premiazione un po’ più tardi: Liliana Confortini ha vinto per la categoria Purgatorio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.