Ceretti e Rovato, una vita per il rugby in 5 minuti: il coach si schiera per l’addio (e fa assist)

Cinque minuti (e un assist) in campo con quell’amata maglia rossoblù numero 10 addosso, giocati per l’ultima volta fianco a fianco con suoi uomini, contengono l’intero universo di coach Pierangelo Ceretti, applaudito domenica dal «suo» stadio Pagani di Rovato per un addio al rugby giocato da pelle d’oca.
Occasione
Il successo contro il fanalino di coda San Marco Venezia - battuto con un perentorio 61-7 dal Condor che riapre così la corsa al quarto posto -, la standing ovation dei tifosi sugli spalti, le magliette personalizzate con il nome del tecnico, indossate dai giocatori a fine gara, incorniciano l’ultimo acuto del 42enne Pierangelo Ceretti e la giornata di festa dentro e fuori il rettangolo di gioco.
«Sentire gli applausi del pubblico è stato emozionante, un bel momento che ho apprezzato - dice Ceretti -. È stato particolare giocare con quei ragazzi che ho cresciuto fin dal minirugby e che ora stanno dando il meglio in prima squadra, mi riferisco a Pozzaglio e Franceschelli».
Proprio al Pagani inizia, nel lontano 1993, l’avventura rugbystica di Ceretti. «Il fatto che un vecchio compagno di squadra, Cosimo Corvino, oggi allenatore in seconda, della mia stessa età, fosse presente ieri in campo con me è stato significativo - spiega l’allenatore del Condor -. Con lui ho iniziato, proprio qui allo stadio Pagani la mia avventura. Avevo 11 anni.
Assieme abbiamo condiviso una vita di rugby, dalle giovanili fino alla Seniores. Dopo il Rovato, sono passato in Top 10 con la Leonessa e poi ho indossato la maglia del Lumezzane prima di tornare a Rovato. Proprio a Lumezzane avevo dato il mio addio da giocatore nel 2018, ma quando sono tornato a Rovato da allenatore ho pensato che sarebbe stato bello finire con un’ultima partita in campo, qui dove tutto ha avuto inizio», e così è successo.
Sentimenti
«Certamente non dimentico questa giornata così come non dimentico la stagione del Rovato - sottolinea Ceretti -. Abbiamo costruito un bel gruppo, e nonostante gli infortuni ci abbiano tarpato le ali durante l’anno, da neopromossa stiamo battendoci per il quarto posto. Non ci poniamo limiti, oggi e in futuro».
E quanto contano, per Ceretti e per il Rovato, quei cinque indimenticabili minuti, quando la testa va più veloce della gamba e l’entusiasmo porta oltre i limiti del corpo. «Ho visto la possibilità di fare meta - racconta l’allenatore del Rovato - e mi sono lanciato, ma proprio sul più bello mi sono strappato e lì ho deciso di cedere palla definitivamente». Cinque minuti che rappresentano un vero e proprio passaggio di testimone: Ceretti infatti serve la palla al giovane Gandaglia che al 5’ apre le marcature di una partita dominata dai rossoblù. E carica di suggestioni per il tecnico ed il Condor.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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