Storie

Calendario Frate Indovino, «così entriamo nelle case e nelle carceri»

Francesco Mannoni
L’almanacco dispensa da 80 anni consigli, saggezza, buonumore. Padre Daniele Giglio, il direttore: «Come il fraticello di una volta, porta parole di speranza»
Il calendario 2026
Il calendario 2026
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Migliaia di copie del calendario di Frate Indovino 2026 stanno volteggiando nel cielo di Brescia e planando nelle case dei bresciani. Un prodigio che si ripete dal 1946, quando in un’Italia ancora squarciata dalla guerra un talentuoso frate pensò di creare un «Lunario» per riprendere i contatti con gli scampati a un conflitto che aveva seminato morte e rovine in ogni angolo del Paese.

Al compimento degli ottant’anni, che coincide nel 2026 con gli 800 anni della morte di San Francesco (nato ad Assisi nel 1182 e ivi morto il 3 ottobre 1226), il prezioso calendario racconta mese per mese la vita del Santo che predicava e parlava con gli esseri umani e, dai racconti più celebri, anche con gli animali. Abbiamo intervistato Padre Daniele Giglio, direttore del più diffuso Almanacco italiano.

Padre, come e perché nacque il calendario?

«Vide la luce all’indomani della guerra come allegato a una rivista che si chiamava “Voce Serafica”. Padre Mariangelo da Querceto, redattore e poi direttore, ebbe l’idea di allegare alla rivista, il primo “Lunario”. Nasce in un mondo agricolo rurale, perché padre Mariangelo proveniva dall’ambiente contadino, e anche oggi l’Umbria mantiene una vocazione agricola. Fu subito un successo anche se allora si trattava di duemila copie riservate agli abbonati della rivista che erano i devoti, amici e anche molti membri dell’ordine francescano secolare. Col tempo il calendario è diventato un amico per tutti, tiene compagnia ai detenuti nelle carceri e ai malati negli ospedali, e si stampano persino copie speciali in linguaggio Braille per i non vedenti».

Quali erano e sono i temi prediletti del calendario del popolo pensato dai frati del popolo?

«La rivista trattava i temi del convento, ma soprattutto faceva da ponte per la nostra missione in Amazzonia. Riportava le notizie dei nostri missionari, quello che accadeva, le conquiste, i successi, le cose che venivano fatte là. L’anno successivo raddoppiò la tiratura, fino ad arrivare negli anni ’50 a 200mila copie, e negli anni ’80 raggiunse il picco di un milione di copie. Adesso siamo oltre due milioni di copie e viene richiesto anche in Svizzera, Germania, Francia e in altri paesi europei ed extraeuropei».

Perché il vostro calendario è apprezzato ovunque?

«Tanti leggono il calendario attratti dalle rubriche anche accattivanti: Il grillo sparlante, i consigli pratici per l’orto e la buona cucina, gli aforismi e le Sacre Scritture. Ci sono anche rubriche di carattere satirico e poi le previsioni del tempo e l’astronomia. Il calendario di quest’anno inoltre è arricchito dal messaggio “Francesco, uomo di pace”, del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, dai testi del teologo e predicatore Raniero Cantalamessa, da una riflessione su Francesco e sorella morte del poeta Davide Rondoni, presidente del comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte del Santo d’Assisi, e da un intervento di mons. Domenico Sorrentino vescovo di Assisi che parla dei giovani santi Francesco, Chiara e Carlo Acutis».

Secondo lei a distanza di otto secoli cosa rende l’insegnamento di San Francesco sempre più attuale anche ai nostri tempi?

«Io dico da sempre che a fronte della crisi delle vocazioni religiose nella nostra società, una secolarizzazione che procede sempre più pericolosamente per l’umanità d’oggi, il francescanesimo rimane una pianta sempre verde. Anche noi, sia pure in modo più limitato, non siamo esenti dalla crisi, però rispetto agli altri ordini religiosi storici, continuiamo ad avere quel numero di vocazioni che ci permette di essere sempre presenti negli ospedali, nelle parrocchie, nelle carceri e nelle missioni. È così che san Francesco supera i secoli e resta sempre attuale con un messaggio molto semplice: quello del Vangelo che ha vissuto alla lettera e la sua testimonianza è una comunione profonda col Signore che trapela anche dai suoi scritti. È uno dei rari fondatori che ha lasciato scritti importanti riconosciuti autentici dagli studiosi».

Cosa rende indispensabile nelle famiglie il calendario di Frate Indovino?

«Il calendario sostituisce il frate cercatore del passato, che girava le campagne per trovare qualcosa che sostenesse il convento; oppure i frati predicatori che visitavano le parrocchie soprattutto in Quaresima. Il calendario è di fatto il fraticello dei nostri giorni che entra nelle case. È una presenza amica, un sorriso di letizia e di evangelizzazione. Anche se a volte i temi sono laici, hanno sempre risvolti religiosi. Per noi l’importante è portare insieme al sorriso anche una parola su Dio, una buona notizia (significato della parola Vangelo). Il calendario, come il fraticello di una volta, porta parole di speranza».

Così come le porteranno gli spot televisivi...

«Sì, fino all’Epifania uno spot sulle reti Rai parlerà del calendario. Un regalo del registra Giacomo Campiotti amico dell’editore Paolo Frisio. Il videoclip è interpretato da Valeria Fabrizi, Ugo Piva e Valentina Ruggeri che hanno recitato a titolo gratuito accanto ai frati veri della redazione. È una bella opportunità. Se aumentassimo la tiratura, con le donazioni raccolte con l’Almanacco, aumenterebbero anche gli aiuti che attraverso la Fondazione Assisi Missio sostengono le opere dei frati cappuccini nel mondo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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