Moreo, Lezzerini, Viviani e gli altri: la crisi Brescia passa da quella dei big

Nessuno è fuori dal calderone. Nessuno può chiamarsi fuori dalla crisi del Brescia. E se, parlando di cose tecniche, il primo della fila sul banco degli imputati non può che essere l’allenatore Pep Clotet chiamato - dopo aver incassato nuova fiducia - a ritrovare e dunque restituire un filo logico alla squadra, non possono non aprirsi degli interrogativi relativamente ai big di squadra.
Quei giocatori di indubbio spessore e valore che tuttavia figurano inghiottiti dalla mediocrità imperante ben disegnata dai numeri oltre che da un’atmosfera costellata di stanchezza e musi lunghi che non si capisce bene da chi e da cosa possano essere spazzati via.
Davanti
Emblematica è l’involuzione di Stefano Moreo (che giovedì dalle 17 alle 18 con Karacic sarà a disposizione dei tifosi per foto e autografi allo store di via Solferino). Colui che è un top player indiscusso e indiscutibile della categoria, sta vivendo il suo peggior momento di sempre. A livello di score sottoporta è fermo a due centri e, soprattutto, è fermo all’1 ottobre scorso con quell’ultima volta in gol - peraltro fu una rete inutile - nell’infausto pomeriggio di Bari.
Quasi tre mesi a secco che tuttavia non rappresentano il problema principale dell’intristito Moreo che in campo, penalizzato anche da scelte tattiche che lo richiamano più al sacrificio che altro, si è trasformato in una specie di lottatore contro i mulini a vento. Eppure, proprio per le sue doti uniche - quelle che avevano portato Cellino a rifiutare in estate un’offerta di quasi 3 milioni di euro per lui da parte del Pisa -, Stefano è e resta un irrinunciabile.
Da rivitalizzare a tutti i costi cercando di capire da cosa derivi quella pesantezza dalla quale appare sovraccaricato.
Il punto
E là davanti non sta benissimo - pure lui spesso messo fuori gioco da un assetto di campo faticoso per le punte - nemmeno Florian Ayé che pure, con 5 reti, è il cannoniere di squadra. Ma pure il francese non vede la porta dal 27 novembre, giorno dell’ultima vittoria del Brescia. Andando a ritroso, a centrocampo sta totalmente mancando il valore aggiunto che avrebbero dovuto garantire Ahmad Benali e Federico Viviani.
«Ben» (assente nell’ultima gara per squalifica), tra un acciacco fisico e l’altro non sta riuscendo ad avere continuità oltre al fatto che sul campo non è ancora riuscito ad avere una collocazione precisa: arrivato per essere utilizzato come trequartista o mezz’ala si è fin qui perlopiù trovato a fare l’esterno. Ma a prescindere, di certo il suo apporto sta mancando al pari di quello di Federico Viviani che dopo la disastrosa prova di Parma (ma altrettanto male aveva fatto col Venezia - ragion per cui si era deciso di fargli svolgere un percorso di riatletizzazione e dimagrimento - e con la Reggina) ha dato qualche timido segnale di ripresa a Pisa. Poca cosa comunque ed è ancora lontano dal rivestire ruolo e panni di quel «surplus» che Clotet è convintissimo che l’ex Spal ancora non è stato, ma possa essere.
Dietro, dopo un periodo di rendimento costante, è ripiombato in vecchi vizi Davide Adorni che rimediando un’espulsione ingenua, di frustrazione totale, ha lasciato in difficoltà il Brescia per la partita contro il Palermo. In crisi totale è anche Lezzerini che al rientro dopo 4 partite fuori (due per «obbligo» e due per scelta) ha inanellato topiche contro Parma e Pisa (ma già da prima aveva evidenziato un calo, ragion per cui si era deciso di dare continuità ad Andrenacci). Ora, le possibilità di riscossa e le prove di rilancio non possono che passare dal ritrovare i big.
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