Da spavaldo a «sparagnino»: Brescia in piena metamorfosi

Un pareggio ad alto gradimento e godimento che dentro nasconde tutto un mondo. Di auspici, ma anche di prese d’atto. Quanto vale davvero l’1-1, insperato, confezionato dal Brescia a Genova? A prescindere, molto. Che potrà trasformarsi in un peso massimo se ci sarà la capacità di andare a costruirsi sabato, in casa contro il lanciatissimo Ascoli, quella vittoria che manca da 5 giornate che equivalgono a un mese e mezzo di digiuno.
Sarebbe come chiudere un cerchio - e questo attiene al capitolo auspici - ripensando all’ultimo successo preso al Rigamonti col Benevento e dentro il quale il Brescia e Clotet si sono smarriti cercando con grossa fatica di non perdersi del tutto e riuscendo a mettere fuori la testa, e soprattutto l’orgoglio proprio nella gara sulla carta (im)possibile con il Genoa. Un sigillo da tre punti significherebbe acquietare definitivamente animi e bollori e dare un bella ripulita all’aria. Che il pareggio contro il Genoa, in definitiva, funga da classica molla.
Del resto proprio la prossima avversaria insegna benissimo che ci vuole un attimo a ripartire: da squadra in crisi, con allenatore in bilico a squadra castiga grandi (Bari, Cagliari e Venezia), di tendenza, con tre vittorie di fila (bottino di punti pari a quanto messo insieme nelle precedenti 8 uscite) il passo è stato piuttosto breve. La serie B, questa serie B, funziona così. E come funziona invece il Brescia? Qui entriamo nel capitolo prese d’atto. In particolare, quella del fatto che i biancazzurri sono in piena metamorfosi. Da squadra spavalda e tutt’avanti a squadra più «sparagnina».
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Interrogativi
Scelta? Circostanze? Considerazioni. Realismo? Necessità di trovare un compromesso tra desiderata e valore/mancanze della rosa? Sta di fatto che è così. E la partita di «Marassi» in qualche modo ha sancito questo «passaggio» fermo restando che nel calcio, leggi scolpite nella pietra non ne esistono e semmai occorre essere sempre fluidi cercando di capire i momenti. Intanto, senza esprimersi in termini assolutisti, di sicuro c’è che abbiamo assistito a una svolta nel modo di affrontare le migliori squadre. A Frosinone, il Brescia andò a viso aperto e in qualche modo si consegnò ai ciociari ora capolista. Idem contro il Bari rivelazione. E male è andata, sebbene il Brescia fosse già più «ritirato» in se stesso, anche contro il Cagliari.
Col Genoa, Pep Clotet ha proposto un’impostazione di gara fin qui del tutto inedita stile «primo non prenderle», da squadra operaia o «provinciale» che dir si voglia puntando tutto - anche paradossalmente viste le ataviche difficoltà nella specialità - sulla fase difensiva accettando il rischio di «scatenare» tutta la qualità del Genoa che nel primo tempo ha prodotto un topolino (il gol di Jagiello) a fronte di tutto il gioco creato. Anche nel secondo tempo pur dovendo recuperare il risultato e pur con il passaggio al 4-4-2, il Brescia è rimasto sullo spartito. Invariabilmente persino dopo l’episodio che ha ridotto il Genoa in dieci. Due cambi e - da fuori misteriosamente - pure conservativi da parte di Clotet che come la squadra ha cercato di giocare sugli errori degli altri, a sua volta ha giocato sull’errore di Blessin di non andare a coprirsi. E pur senza gettarsi in un’assalto furibondo, al Brescia è «bastato» il sussulto dell’anima e del cuore per acciuffare il pari.
Realismo
Ma Genoa a parte, segnale dopo segnale, Bisoli e compagni già da un po’ sono dentro un innegabile cambio pelle che prevede il guardare anche agli avversari e adattarsi a essi, mentre il tecnico catalano era partito da un «quando preparo le partite, al 90% lo faccio su di noi e non su chi abbiamo di fronte». Si chiama appunto probabilmente realismo. Un realismo - se questa è la strada che ora davvero Clotet ha in mente di battere - che dovrà però riuscire a coniugarsi con la necessità di tornare a proporre un qualcosa in più, di proprio, perché non si può cadere nella tentazione di speculare e basta, seppur la concretezza diventi più importante dell’estetica in questa strana stagione del Brescia nella quale occorre fare i conti anche con un extracampo (guai giudiziari di Cellino) che è sempre bene non dimenticare. Intanto, cogliamo l’attimo di quel 94’ che ha rimesso in circolo un bel tot d’adrenalina.
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