Cercansi soluzioni a centrocampo, con Van de Looi meno «timido»

Alla ricerca di soluzioni, soprattutto a centrocampo. Che quando hai una rosa ampia come quella del Brescia, può diventare un esercizio anche interessante per un allenatore. Pippo Inzaghi ha preso l’ultima parte della partita col Como, ma soprattutto questa pausa delle nazionali, per «studiare» quale sia al momento la strada migliore per il Brescia. Un’idea sta nelle due punte, anche se per dare un giudizio non può bastare lo spezzone contro i lariani compreso il «tutt’avanti» nel finale alla ricerca del pareggio, né il primo tempo dell’amichevole contro la Primavera. Eppure è una soluzione, dalla quale però passa anche la composizione del centrocampo.
E poco importa che davanti sia «uno-due» o «due puro» con il reparto centrale a quattro e magari due ali più con spirito offensivo che difensivo. Resta che in mezzo a quel punto è facile immaginare qualcuno che sappia contenere, difendere, fare filtro. E il primo nome che viene in mente è quello di Michele Cavion, fino ad ora 2 presenze e mai da titolare, 33 minuti giocati in totale. Ma caratteristiche tali da poter essere prezioso in un centrocampo più di contenimento che altro. E accanto? Altro nome quello di Massimo Bertagnoli, uomo prezioso per Inzaghi che fatica a rinunciare a lui anche per la duttilità dell’ex Chievo, capace di riadattarsi all’occorrenza a esterno di destra. E poi c’è Dimitri Bisoli, momentaneamente ai box, eppure altro tassello che può incastrarsi senza problemi nel mosaico di un Brescia più offensivo, ma col reparto centrale a quel punto determinante per fare da filtro alla difesa, già attualmente in sofferenza.

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Ecco allora venire al pettine un nodo, ovvero quello legato a Tom Van de Looi. Fino ad ora sempre titolare e sempre in campo dall’inizio alla fine, con due gol contro il Cosenza in campionato oltre a quello di Coppa Italia a Crotone. Altra pedina che Inzaghi - lo dicono i numeri - ritiene punto fermo, ma che in un ipotetico centrocampo a due probabilmente faticherebbe e non poco viste le sue caratteristiche da playmaker. Ma anche qui, ipotizzando di restare a tre, il classe ’99 ha adesso bisogno di fare il definitivo salto di qualità.
La scorsa stagione gli è servita per ambientarsi, per conoscere il nostro calcio, per crescere nonostante le porte girevoli della panchina biancazzurra. Ora serve che esca la sua personalità, che sia maggiormente un punto di riferimento. È normale che gli avversari in fase di possesso palla del Brescia vadano a pressare il «cervello» e così è successo anche contro il Como. Con l’olandese spesso o troppo schiacciato sulla linea difensiva, o a volte fin troppo vicino agli attaccanti. Risultato? È sovente toccato alla difesa, e ai centrali in particolare, impostare.
C’è infine Jakub Labojko, che fino ad ora non è stato una vera alternativa a Van de Looi se non nelle amichevoli, visto che in campo in gare ufficiali non lo si è mai visto. Può essere davvero l’alter ego dell’olandese? O in un Brescia tatticamente diverso può ricoprire un ruolo diverso da quello eventualmente da play? Domande, come altre, che attendono risposta. Ma quando si ha una rosa ampia magari è più facile trovarla.
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