Brescia, la svolta a tre che premia ed esalta anche il «soldato» Mangraviti

È una vera rivoluzione. Lo sdoganamento della difesa a tre è, mercato a parte, il segnale più significativo del tentativo di iniziare qualcosa di nuovo. Qualcosa che è per la verità - in attesa di prove più toste - già avviato così come lo sdoganamento della retroguardia con tre centrali - da avversata e combattuta a suon di esoneri a addirittura caldeggiata e sostenuta da Cellino - è già avvenuto.

E può diventare davvero il prossimo futuro del Brescia con Gastaldello al lavoro per la messa a punto di un nuovo progetto tattico che del resto, se non ci fossero stati veti e preconcetti, già da mesi e mesi - caratteristiche degli interpreti di difesa alla mano, avrebbe potuto e dovuto vedere il varo. «Sono più contento degli zero gol subiti che dei 6 punti in classifica» ha detto nel dopo gara di Lecco l’allenatore del Brescia.

Le considerazioni

Perché ok le magre del fresco passato vissute dall’attacco, ma sono state le imbarcate dietro le madri di tutti i talloni d’Achille. E se le imbarcate non le curi con nuovi innesti, non puoi che provarci con nuovi meccanismi. Unica perplessità pensando a una svolta «modulistica» definitiva, è casomai la coperta un po’ corta con i soli Adorni (però a scadenza e non più nei piani) e il giovane Maccherini come cambi. Anche per questo si sta provando a lavorare sul terzino Riviera come centrale di sinistra in caso di necessità.

Ma intento, così è. E il«tre» esalta l’Andrea Cistana costruttore con ai lati due come Andrea Papetti (due piccioni con una fava: con questo sistema si può provare a rilanciare anche questo 2002 ancora non capito perché ancora deve farsi capire) e Massimiliano Mangraviti potenziali «braccetti» perfetti.

Di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora tanta e due clean sheet non fanno affatto guarigione: si aspetta anche un livellamento di condizione generale che possa consentire di alzare i giri e abbassare il livello di rischi (insiti comunque in un certo modo di difendere) ed è ovvio che con squadre big i rischi corsi a Lecco non passerebbero via lisci, ma nel frattempo prendiamo i segnali. Cogliendo anche l’occasione per accendere un riflettore su un giocatore che, parafrasando Adriano Celentano «esce di rado e parla ancor meno».

Ovvero, Massimiliano Mangraviti. Il «soldato» Mangraviti. Che se Dimitri Bisoli in spogliatoio ha una controfigura, o qualcosa di simile, questa è proprio incarnata dal 25enne di Rovato che sta nella scia del capitano col quale condivide prima di tutto l’impostazione iper professionale. Per loro, la regola è che...esistono le regole e che vanno rispettate alla lettera. I pronostici per il prodotto del vivaio erano quelle di una onesta carriera da mestierante tra alta C e B: in pochi, o nessuno, tra gli addetti ai lavori, gi attribuivano un profilo «da Brescia». Mangraviti lo ha forse capito o saputo così come forse, da ragazzo quadrato e razionale quale è, è sempre stato conscio dei propri limiti. Dai quali ha saputo «scappare» puntando tutto su attitudine, e ferrea disciplina, cura maniacale del fisico, con la voglia di andare oltre.

Per questo tutti i giorni arriva al campo un’ora prima e se ne va tra gli ultimi. Ma Mangraviti è anche uno ch studia calcio: è una specie di piccola enciclopedia. Legge tutto, vede partite di ogni campionato, si dice conosca rose e allenatori di praticamente tutte le squadre, anche di C. Omaggio al profilo taciturno, ma operoso - Brescia style - di una nuova aspirante bandiera che con lavoro, in silenzio, si è guadagnato sul campo un rinnovo che già in settimana potrebbe trovare compimento. Così anche per Flavio Bianchi: anche col suo agente trattativa avanzata.