Brescia, è il giorno dei giorni: il Coni può consegnare la serie B
Poi, per gli sconfitti, sarà la volta di appellarsi al Tar e infine al Consiglio di Stato. Ma a quel punto, eventualmente, i giochi saranno già fatti e al massimo si parlerà di riscrivere il numero, in eccesso, delle squadre partecipanti al campionato di serie B e magari di vedere slittare la partenza del torneo.
Il punto è che la partita del Brescia - la «finale», diciamo - ha il fischio d’inizio oggi alle 16 quando si riunirà il collegio di garanzia del Coni. Con i giudici chiamati a discutere dei ricorsi della Reggina contro l’esclusione dal campionato cadetto e del Perugia contro l’iscrizione del Lecco. Difficile, praticamente impossibile, che possa essere sovvertito - per quanto riguarda la Reggina - un doppio verdetto di bocciatura. E si concentra tutta lì, sulle mosse del club calabrese - che negli ultimi giorni ha tentato la carta delle pressioni politiche a vario livello, dal locale in su - l’attenzione del Brescia che tuttavia guarda con attenzione anche all’altro fronte sul quale è stato «lasciato» legalmente il Perugia.
La situazione
In casa Brescia si respira la giusta tensione, quella di chi sa che è arrivato virtualmente all’ultimo step di una battaglia legale che pareva utopica. Se oggi, come tutto - comprese le ultime notizie da casa Reggina, col club segnalato come inadempiente sui primi obblighi nei confronti dei creditori come da piano di ristrutturazione del debito - lascia pensare il collegio di garanzia confermerà l’esclusione dei calabresi, allora sarà davvero un buon compleanno numero 112 per il Brescia che venne fondato proprio il 17 luglio del 1911. Poi, non resterà che aspettare la ratifica della riammissione il 28 luglio al consiglio federale.
Per le ammaccate - nell’immagine, nel morale, nel prestigio, nell’essenza - rondinelle, ritrovare la B a tavolino sarebbe il tiramisù. L’ancora di salvezza, la fune alla quale aggrapparsi nell’intento di una risalita nell’appeal di una piazza stanca-stanchissima. Indifferente. E cosa c’è di più letale che suscitare indifferenza? Nel dubbio, se n’è avuto un assaggio anche ieri, in occasione della ripartenza più a fari spenti tra tutte le ripartenze a fari spenti. Ma davvero è Brescia? Ma davvero è il Brescia? Sì, e bisogna prenderne atto. Che però non significa rassegnarsi. L’importante è che questa narrazione ahinoi veritiera abbia voglia di ribaltarla chi di dovere. Ovvero chi comanda, ovvero Massimo Cellino. Perché tutto inizia e finisce sempre lì.
Fin qui non si sono registrati segnali di «conciliazione» e tutto è ricominciato esattamente come e dove era terminato la passata stagione. Quella che c’è una voglia di dimenticare: operazione però non fattibile con un colpo di spugna dall’esterno. Occorre il brescianissimo «olio di gomito» e serve che a strofinarlo siano gli «interni».
L’ultimo campionato è stato perso fuori dal campo ancora prima che in campo e questo è un dato di fatto. Bisogna ripartire dalle basi e come si possa costruire qualcosa di nuovo sulle difficoltà, principalmente da un punto di vista mentale, del fresco passato, ce lo dovranno insegnare i «soliti noti»: Gastaldello, ha scelto di ricominciare rivendicando il buono del suo lavoro, il «nuovo» Castagnini dal dettare regole. Onori, e per ora soltanto oneri. Che da oggi però possono essere oneri di serie B. Comunque, buon compleanno vecchio, e pur sempre carissimo, Brescia del cuore.
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