Arici Claudia Academy, nel nome della madre una nuova squadra di ciclismo

Le mamme non vanno mai via, semmai restano nel cuore di chi le ha amate. È quanto conferma la nascita di una nuova squadra di ciclismo, voluta dai familiari più cari di Claudia Arici, scomparsa nel dicembre 2021 a 62 anni, per onorarne la memoria e anche un desiderio.
La signora, pur essendo cresciuta nel mondo del pattinaggio, non si perdeva una gara del figlio, lo seguiva ovunque, ma a ogni fine stagione era assillata da un cruccio. «Le società con cui gareggiava Alessandro - ricorda il marito Fulvio Donati - non davano mai per certa la conferma per l’anno successivo, e questo infastidiva molto mia moglie, perché era impossibile ogni tipo di programmazione. Un conto è sapere subito dove correrai, un altro è cercare una sistemazione all’ultimo momento. Claudia aveva cominciato a coltivare il progetto di formare una squadra tutta nostra. Purtroppo non ha fatto in tempo a realizzare il proprio desiderio».
Così ci hanno pensato loro - Fulvio e i figli -, superando la barriera di un dolore che non si spezza mai e li ha resi ancora più uniti. Lo si nota dagli sguardi e dal tono della voce con cui ricordano Claudia Arici, donna dal contagioso entusiasmo, che non passava mai inosservata sui tracciati di gara. «Una volta, mentre filmava l’arrivo vittorioso di Alessandro - sorride la figlia Isabella - presa dall’euforia mollò il telefonino e non riprese più nulla. Allora mi è toccato subentrarle e sono diventata la fotografa ufficiale». E anche vicepresidentessa.

Il presidente del team è papà Fulvio, che ha saputo dare concretezza a quello che all’inizio sembrava solo un sogno. «Anche se la nostra squadra per ora è formata da pochi elementi, richiede un impegno a tempo pieno - afferma -. Al di là delle formalità burocratiche sono tanti gli aspetti da curare. Per fare più gare possibile si deve andare ovunque, da qui la necessità di un pullmino, anche per portare i ragazzi all’allenamento. E abbiamo la nostra ammiraglia». Dove campeggia, ben visibile, il nome di Claudia Arici. Quando per la prima volta i ragazzi sono andati a fare una sgambata, impossibile trattenere la commozione. È durata poco, perché bisogna sempre allenarsi col sorriso. Così diceva Claudia.
Progetti
Il team si chiama Arici Claudia Academy perché si propone di promuovere un’idea di sport lontano dagli eccessi e vicino ai valori sani, così come voleva la donna cui è dedicato il progetto. Però l’intento è quello di creare una struttura professionale e organizzata, che non escluda traguardi ambiziosi a livello nazionale.
Da qui la scelta di affidarsi a Zeno Mombelli, tecnico dall’esperienza pluridecennale, che può vantare successi sia a livello maschile sia femminile, e ha un passato da agonista. Ogni fase della preparazione verso l’ormai vicino avvio di stagione è stata scandita da simboliche tappe di avvicinamento, dalla presentazione dei caschi dei ragazzi a quella degli sponsor, dalla consegna delle tute e dei giacconi ai primi mini raduni, dall’allenamento in palestra a quello in piscina. Per tutti, è un modo diverso per approcciarsi a una stagione che non sarà - per nessuno - uguale a tutte le altre.
«Credo che Claudia sarebbe orgogliosa di quanto stiamo costruendo- assicura Fulvio -. Oltre che atleti vogliano crescere uomini educati al rispetto per gli altri, valore che ha ispirato tutta la vita di mia moglie». Curiosamente, della squadra non farà parte proprio Alessandro Donati, che all’età di 25 anni ha interrotto l’attività agonistica.
«Poco importa - assicura -, l’importante era realizzare un progetto inseguito da anni. Seguirò comunque la squadra, e anche se non ne sarò uno degli interpreti, ne sarò il più accanito tifoso, come faceva mamma con me». E poi c’è quell’abbraccio, avvolgente e interminabile, con cui Claudia Arici lo accoglieva alla fine di ogni corsa. «Lo sento sempre su di me, così come avverto la sua presenza nella mia vita. I suoi insegnamenti mi accompagneranno sempre e cercherò di essere per i ragazzi dell’Accademia quello che lei ha rappresentato per me».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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