Alice e Chiara, sorelle Globetrotter

Alice e Chiara Damiolini sono due sorelle di Sellero, piccolo paese della Valle Camonica. Con un solo anno di differenza (Alice è nata nel 1988, Chiara nel 1989) sono cresciute molto unite e nel tempo il loro legame non si è affievolito, nonostante non vivano nella stessa casa da quasi quattro anni. Finite le scuole superiori in Valle Camonica, dapprima si sono spostate insieme a Milano, dove Alice ha frequentato il corso di laurea triennale in Lettere Antiche, mentre Chiara in Matematica. Successivamente Alice ha proseguito i suoi studi a Pisa, sempre in Lettere Antiche, laureandosi nel novembre 2012 e iniziando poi a muovere i primi passi come insegnante. Chiara invece ha completato un master in Matematica, che dopo un primo anno a Milano, l’ha vista impegnata nei Paesi Bassi, a Leiden, e, successivamente, ha intrapreso la carriera accademica.
L’esperienza all’estero di Alice
“Ho sempre avuto intenzione di fare un’esperienza all’estero che durasse almeno un anno, per poter vedere come si vive in un posto diverso da quello da cui provengo e, secondariamente, per migliorare le lingue straniere. Essendomi trasferita a Pisa dopo la triennale a Milano, ho deciso di non partecipare al progetto Erasmus che pure era nei miei piani iniziali. A Pisa tuttavia ho iniziato a studiare tedesco seguendo alcuni corsi - è una lingua che avevo sempre voluto imparare, ma a Milano non ne avevo avuto l’occasione. In questo periodo ho avuto per la prima volta notizia del bando del Ministero dell’Istruzione rivolto a laureandi o neolaureati che volessero trascorrere un anno all’estero lavorando come assistenti di lingua italiana. Durante l’ultimo anno di laurea magistrale mi sono quindi impegnata maggiormente nello studio del tedesco e ho sostenuto tre esami in più, appositamente per poter accedere al bando, cui ho partecipato per l’anno scolastico in corso (2013-2014). Ho scelto l’Austria come meta di destinazione perché oltre ad essere un paese germanofono, è una nazione che mi affascina molto. Il febbraio scorso ho saputo di aver vinto un posto come assistente e a giugno mi è stato comunicato di essere stata assegnata a due licei di Linz, città dell’Alta Austria, poco lontana dal confine con la Repubblica Ceca. Mi sono trasferita a Linz a fine settembre. Il mio lavoro consiste nell’affiancare le insegnanti di italiano delle due scuole a cui sono stata assegnata in qualità di madrelingua, preparando e proponendo delle lezioni alle classi, dando la possibilità agli studenti di parlare con una persona italiana e di confrontarsi direttamente con la nostra cultura. Per me questi mesi hanno rappresentano soprattutto la possibilità di entrare in contatto con le persone e il modo di vivere di questo paese. In particolare ho potuto osservare come si lavora all’interno di una scuola all’estero, valutandone pregi e difetti, e riflettere sul sistema scolastico italiano. Ovviamente ho potuto migliorare il tedesco, grazie soprattutto agli amici austriaci che ho incontrato. Non è sempre stato facile - soprattutto all’inizio, al primo impatto con un paese, delle abitudini e una lingua diverse dalle mie! È però proprio nell’incontro/scontro con la diversità che risiede l’arricchimento più vero e profondo che un’esperienza all’estero può dare.”
L’esperienza all’estero di Chiara
“Arrivare da soli in un nuovo posto è traumatico - o almeno per me lo è - e c’è sempre stato un momento iniziale in cui mi sono chiesta “Chiara, non potevi restare a casa?”. Per poter lavorare come matematica però non avevo molte scelte, se non quella di allontanarmi dalla Valcamonica. Così ho deciso, dopo una laurea triennale in Matematica all’UniMI, di fare domanda per essere ammessa ad ALGANT, un master internazionale in matematica pura, della durata di due anni, che permette di avere un doppio titolo e di vivere un’esperienza all’estero. Ebbene, questo progetto ha segnato l’inizio del mio espatrio. L’idea iniziale di frequentare uno dei due anni in India viene ridimensionata ad un contesto europeo: un anno a Milano ed il secondo a Leiden, nei Paesi Bassi. Mentre ero occupata a scrivere la tesi ho iniziato a pensare al mio futuro e a cercare di conseguenza un’università che offrisse un posto per un dottorato in geometria algebrica. Grazie al suggerimento del mio relatore, ho fatto domanda ad Essen, città industriale della Germania occidentale, dove, dopo un colloquio con il Professore di riferimento, ho ottenuto il mio primo lavoro: un dottorato di ricerca di tre anni. Ricordo l’entusiasmo e la preoccupazione per questa notizia: stavo decidendo del mio futuro e mi sarei dovuta trasferire di nuovo, con la speranza che l’esperienza in Germania non fosse da meno rispetto a quella splendida dell’Olanda. L’11 settembre 2013 sono arrivata esausta nell’appartamento spoglio di Essen. Cinque ore prima ero partita da Leiden con una valigia pesante, uno zaino pieno e, per non farmi proprio mancare nulla, anche una bicicletta. Dapprima, tra i mobili da comprare e il doversi abituare ad una vita diversa da quella di Leiden, mi sono sentita triste, malinconica e con mille dubbi, ma lentamente ho capito che dovevo essere grata che le cose fossero diverse. Cresciamo e ci spostiamo, così anche le esperienze che facciamo devono accordarsi con la nostra maturità. Non sono più una studentessa che sta all’estero per un anno, ma una persona che si trasferisce in una città nuova per lavoro.
Dopo più di sei mesi di permanenza, comunque, posso dirmi soddisfatta, sia dell’ambiente di lavoro che dei nuovi amici. E soprattutto chiamo Casa quell’appartamento che in settembre mi era sembrato tanto inospitale”.
Uno degli aspetti positivi dell’aver vissuto fuori casa è, secondo Alice e Chiara, il fatto che questo le abbia rese persone molto indipendenti. Tuttavia loro non parlano di un’indipendenza solo nella concretezza del quotidiano, ma anche di un’indipendenza di pensiero: avendo incontrato tante persone con storie poco o molto diverse, magari provenienti da altre nazioni e continenti, hanno imparato ad essere aperte nei confronti del mondo - che si tratti di abitudini, cibi o lingue diversi - e a sapersi adattare a situazioni e luoghi estranei. Se dovessero dire che cosa abbia dato loro l’esperienza fuori casa e in particolare all’estero, direbbero che si tratta proprio di questo: una prospettiva più ampia e completa da cui guardare il mondo e vivere la propria vita. Nemmeno il loro rapporto sembra esser stato danneggiato dalla distanza, anzi, le nuove esperienze dell’una permettono anche all’altra di crescere e arricchirsi con nuovi punti di vista. Il vedersi più raramente è sicuramente compensato dalle possibilità che skype e i social network forniscono per rimanere in contatto. Ognuna di loro ora sta proseguendo sulla propria strada, che, chissà, potrebbe ritornare a Sellero o condurre ancora più lontano.
Linda Bressanelli
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato