A Rezzato per cercare un futuro nel marmo

Lavoro e voglia di esprimere la propria passione per l’arte. Le due cose vanno a braccetto e trovano un loro spazio per esprimersi a Rezzato. Artefice nel modulare questo incontro è il Simposio Internazionale di Scultura Angelo Zanelli rivolto a giovani scultori, che si tiene in questi giorni alla Scuola Vantini di Rezzato. Quattro degli undici partecipanti che provengono da varie parti dell’Italia e del mondo, sono bresciani, e ognuno di loro per fare arte (con la quale coralmente affermano che non si mangia!) sono impegnati in un altro lavoro. Così è per Marco Prandini 44 anni e un lavoro come guardia giurata. Per la sua attività Marco, che è originario di Braone, ha dovuto spostarsi in città, ma si capisce che soffre la mancanza di spazi aperti, della sua valle e dell’atmosfera lontana dalla frenesia cittadina. È stato il papà artigiano scalpellino, che gli ha instillato la passione, per la scultura, che ha approfondito da sé seguendo dei corsi serali alla Scuola Vantini. Sa che la scultura come lavoro primario rimarrà un sogno nel cassetto, ma intanto il Simposio gli offre un’occasione di confronto e sfida, con la sua scultura «L’incontro» ispirata ai fiori della sua Braone.
Analogo percorso quello di Cristina Panni, 36 anni di Bedizzole. Per lei un diploma quinquennale all’Istituto d’arte del Garda nel 1998, poi un lavoro come commessa di supermercato, e la voglia di andare avanti parallelamente con l’arte, cimentandosi prima con il legno poi con il mosaico, la pittura a olio, l’affresco e da ultimo la curiosità per la scultura, che pure lei approfondisce ai corsi serali sempre alla Vantini. Per Cristina qualcosa si sta movendo, ma non si può certo parlare di alternativa. Alla sua scultura Liberazione ha assegnato il compito di parlare della società e del problema di viverla, che lei ben conosce. Anche la storia di Matteo Manelli 31 anni che fino allo scorso anno ha vissuto a Rivoltella del Garda, e da un anno è a Brescia per amore, non si discosta da quello dei colleghi. Lui è un imbianchino, entusiasta della sua professione che ha scelto per la passione verso i lavori manuali, e la voglia di avere subito un riscontro tangibile del suo lavoro. Alla scultura arriva grazie al suo professore di arte Angelo Bordonari, incontrato alla Libera Accademia di Belle Arti di Brescia. Matteo sa perfettamente che di arte non si campa, eppure vuole continuare a farla per se stesso e perché la speranza va coltivata sempre.
«Essere Urbano» è il nome che ha scelto per la sua scultura, una sorta di denuncia sulla vita frenetica odierna. È solo Daniele Boi 24 anni di Pontoglio ma originario della Sardegna, che vuole tentare la scalata del difficile mondo artistico. Infatti dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Maffeo Olivieri della città sta ora ultimando l’anno specialistico all’Accademia di Belle arti Santa Giulia. I suoi insegnanti di riferimento - gli artisti Agostino Ghilardi e Pietro Ricci - questa sua passione l’hanno saputa coltivare a tal punto, che Daniele sogna il suo futuro lavoro nell’ambito artistico. La sua scultura Essenza è uno studio sull’esistenza. Dunque lavoro, sogni, esistenza e difficoltà di vivere, ma anche speranza e passione sono le parole cui daranno un’immagine scolpita nella pietra.
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