Erika Pionelli, la regina delle promozioni nel volley saluta e passa la palla alla figlia

Ha poco più di cinque anni Erika Pionelli quando in via Cremona, sbirciando oltre il vetro di una palestra, scopre uno sport che si chiama pallavolo. Ne è talmente attratta che entra e chiede di giocare, e da allora non smette più, fino a poche settimane fa. A 16 anni è già in B1 nel Flero come libero, va alla Millennium e sale dalla D alla B1, vive l’epoca d’oro dell’Ospitaletto arrivato alle soglie della A2, la raggiunge quando passa all’Esperia Cremona e dopo ben sei promozioni (e nessuna retrocessione) ne sfiora un’altra col Torbole, prima di dire basta a soli 32 anni.
Ora andrà a vedersi le partite della figlia Anita, che ha la stessa età di Erika quando cominciò a metà degli anni Novanta. «Lo faccio anche per lei - spiega Pionelli - così potrò dedicarle più tempo». La piccolina non si è mai persa una gara del Torbole, irresistibile mascotte della squadra, pronta a entrare in campo a fine partita per salutare le giocatrici e poi a infilarsi nello spogliatoio per fare la doccia con Erika. Intanto ha cominciato a giocare nel Real Volley e - come la mamma - si è subito appassionata. Chissà non ne ricalchi le orme...
Carriera
A rendere straordinaria Erika Pionelli è la sua assoluta normalità. Ha giocato ai vertici sapendo conciliare gli impegni di lavoro e di famiglia e ha rifiutato anche offerte importanti per non rompere certi equilibri. «C’è stata la possibilità di andare in A, passando al professionismo avrei però dovuto sconvolgere le mie abitudini e la mia scala di valori. Credo comunque di aver dimostrato di meritarla sul campo quando ho vinto il campionato di B1 con l’Esperia Cremona nel 2022». C’era andata molto vicina anche nel 2018 con l’Ospitaletto dopo le finali col Settimo Torinese. Memorabile la gara-2 vinta in casa per 3-0 in un PalaBorghetti gremito, con una Pionelli letteralmente incontenibile a firmare i punti decisivi nel finale di terzo set.

Poi, a distinguere Erika da tutte le altre schiacciatrici è il suo metro e settantatré di altezza, inusuale per una giocatrice in quel ruolo. Tante martellano, affidandosi solo alla forza, lei usa la tecnica acquisita in anni e anni di allenamento, pronta a punire il cattivo posizionamento del muro o a individuare i punti deboli della ricezione avversaria.
C’è stata una partita, quest’anno, in cui è riuscita persino a trasformare un bagher in punto vincente. «A volte ti aiuta la fortuna - sorride -. Essere la finalizzatrice della squadra ti carica comunque di grande responsabilità. Tutti, da te, si aspettano il massimo e devi essere all’altezza del compito».
È quanto successo quest’anno a Torbole. Le è bastato un solo campionato per conquistare l’ambiente, lo si capisce da quel che dice di lei il presidente Nicola Fregoni.

«In un gruppo già forte, che aveva dominato il precedente campionato di C, Erika ha portato mentalità vincente, entusiasmo, voglia di non mollare mai. Dispiace non averla più con noi, ma abbiamo rispettato la sua scelta. È stata un esempio per tutte, in campo e in allenamento». È mancata la ciliegina sulla torta, e cioè l’ennesima promozione, sfuggita davvero di un soffio. Il Torbole ha chiuso in testa la B2 a pari merito col Brembo, salito per aver vinto più partite. Poi, ai play off, si è arreso solo al golden set nella sfida contro Pavia.
«La stagione è stata comunque entusiasmante - spiega Fregoni -. Salire di categoria non rientrava fra i nostri programmi e nessuno di noi si aspettava un simile torneo. Ora la priorità è tornare a casa nostra, dopo troppe stagioni in esilio. Entro l’anno dovrebbe essere pronto il palazzetto di Torbole. La nostra ambizione è di dare continuità a un progetto nato nel lontano 1986. L’anno prossimo la rosa sarà ringiovanita e faremo anche la D con l’Under 19, per valorizzare le ragazze del vivaio. In panchina ci sarà sempre Irene Favero, il nostro valore aggiunto».
E in tribuna non mancherà Erika Pionelli. «L’ho promesso alle compagne - racconta -. D’ora in poi sarò la prima tifosa del Torbole».
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