Sport

«Sbalzi di umore e depressione? Ci sono pure per i calciatori»

Secondo Alessandro Visini «il pericolo ora è che la testa vada più veloce del corpo»
Calcio fermo (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
Calcio fermo (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
AA

«I professionisti, i calciatori in particolare, vivono in una sorta di bolla, fatta di routine. Uno stop così improvviso può causare eccome fenomeni di depressione, soprattutto tra i più giovani che magari non hanno una famiglia con cui condividere emozioni». A dirlo è Alessandro Visini, bresciano, psicologo dello sport. Lo spunto arriva da una ricerca della Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, che è andata a puntare la luce su un problema: sono raddoppiati i casi di depressione tra i calciatori professionisti, e ad esser maggiormente colpite sono le donne.

Psicologia e sport, il dottor Visini - © www.giornaledibrescia.it
Psicologia e sport, il dottor Visini - © www.giornaledibrescia.it

«Tutti in diversi modi hanno cercato fino ad ora di tenere il ritmo - spiega Visini, ex nuotatore - ma restando a casa e non è la stessa cosa dell’allenamento quotidiano al campo. È stato interrotto, improvvisamente, un qualcosa che per loro è metodico: da qui ci possono stare fenomeni di sbalzi di umore che portano fino alla depressione».

Impossibile quindi paragonare quanto accaduto da inizio marzo a oggi con la consueta pausa estiva. «Due momenti completamente diversi. Quando ti fermi in estate è un traguardo agognato per un atleta, rappresenta la possibilità di staccare e mente e fisico per la vacanza. È fisiologico, anche il corpo ne ha bisogno. Questo stop forzato potrebbe essere invece devastante: a fine febbraio sai che stai entrando nella fase cruciale, senti di essere vicinissimo al top della forma, con i compagni si è creato il gruppo. E ti devi fermare».

Qual è quindi il pericolo più grande ipotizzando a inizio maggio la ripresa? «Quello che la testa vada più veloce del corpo, magari non pronto a sostenere subito certi ritmi. Il rischio di infortuni pertanto sarà alto se i professionisti non staranno attenti. Dovrà essere evitata la frenesia, capire che se un gesto tecnico non sarà così facile come nei mesi scorsi, tutto rientra nella normalità».

Ma un mese di allenamento potrà eventualmente bastare per tornare a disputare partite? «Secondo me sì, anche a livello psicologico. Servirà ai giocatori per ritrovare i compagni, partendo da un presupposto: il non volere tutto subito».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia