Rugby, Calvisano piange Ascantini, tecnico dal 1996 al 1998

«Una bella persona, un uomo capace di interpretare il suo ruolo con passione e discrezione, un tecnico innovatore». Donato Daldoss ricorda così Franco Ascantini, ex allenatore del Calvisano (1996-1998) e tecnico federale, morto ieri a Roma a 86 anni. Nato a Fragneto Monforte in provincia di Benevento, il 27 settembre del 1935, Ascantini, da giocatore, pilone, aveva conquistato due scudetti con la maglia della Partenope (1965 e 1966). Insegnante di educazione fisica, era poi stato tra i fondatori del Rugby Benevento che da allenatore nel 1980 portò in serie A. Assistente in Nazionale di Villepreux alla fine degli anni Settanta, fu anche presidente degli allenatori italiani dal 1978 all’80 e tecnico federale dal 1981 al 1985.
La storia
Padre beneventano, mamma gallese, teorico della «creatività totale», fu tra i primi a intuire la necessità di creare nei più giovani una cultura rugbistica che sopperisse alle carenze della scuola: nacque da un’intuizione sua e dell’allora presidente federale Mario Martone, il Comitato Nazionale Minirugby, struttura dedicata a promuovere il rugby fra i più piccoli. Al Calvisano approdò nel 1996, dopo a aver guidato il San Donà: «Insieme a Ugo Pierato, Gianni Aquilani, e poi Mario Lodigiani, faceva parte di quel gruppo di tecnici federali ai quali il nostro club è sempre stato vicino», ricorda Alfredo Gavazzi che all’epoca era il general manager della società giallonera. Con Ascantini il club della Bassa, nel 1997, raggiunse per prima volta i play off nella sua storia. Daldoss lo ricorda presenza discreta ma fondamentale al fianco di Villpreux: «Furono loro due a chiamarmi in Nazionale: Ascantini sapeva interpretare alla perfezione il ruolo di assistente, sempre presente, mai invadente. Ricordo i Giochi del Mediterraneo, a Makarska in Croazia, nel ’79. Nacque lì un rapporto molto stretto, molto bello. Poi rafforzato quando lui venne a Calvisano, dove io ero l’allenatore della U19. Introdusse la riunione mensile con i tecnici di tutti i settori. Apparteneva alla scuola francese, ma gli piaceva confrontarsi anche con chi la pensava diversamente. Ha portato metodologie che sono valide tuttora».

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