Rugby

Lutto nel rugby bresciano: addio a Sergio Ambrosini

Il difensore vinse lo scudetto nel 1975 con il Rugby Brescia. Sabato sera la notizia del suo addio
Ambrosini, secondo da destra in basso, nella foto di squadra a Brescia
Ambrosini, secondo da destra in basso, nella foto di squadra a Brescia
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Si è spento Sergio Ambrosini, rugbista bresciano che negli anni Settanta giocò con il Rugby Brescia.

La notizia della sua malattia si era sparsa già un paio di mesi fa, in occasione della riunione organizzata per celebrare lo scudetto conquistato in biancoblù nel 1975, trionfo del quale Ambrosini era stato uno dei protagonisti insieme a Carlo Bianchi, scomparso lo scorso febbraio.

Sabato sera la notizia del suo addio, a 75 anni. Bresciano sebbene nato a Glorenza, in Alto Adige, dove il padre era colonnello degli Alpini.

Gli inizi

A rugby aveva cominciato a giocare con la maglia del Bonsignori nei campionati studenteschi, all’epoca punto di partenza per tanti futuri giocatori. Nel Brescia aveva esordito nella stagione 1970-1971, disputando il campionato di serie B concluso con la promozione in A. Per lui, quell’anno, 19 partite da titolare, tutte da estremo. Passato alle Fiamme Oro, rimase a Padova in maglia cremisi fino al 1973. All’epoca era possibile assolvere gli obblighi militari disputando due campionati nella formazione della Polizia, godendo però della pausa estiva.

Lo scudetto a Brescia

Tornò a Brescia per affrontare il campionato 1973-1974, che la formazione cittadina, nel frattempo passata sotto la guida di David Cornwall, giocatore-allenatore, chiuse al quarto posto, dietro al Petrarca campione d’Italia, a L’Aquila e alla Rugby Roma. Fu la stagione che mise le basi dello scudetto dell’anno successivo, nel corso del quale Ambrosini giocò dieci partite, tutte con la maglia numero 12, facendo coppia al centro della linea dei trequarti, prima con lo stesso Cornwall, poi con Alberto Scola.

Scola e Ambrosini furono titolari anche nel match a Roma che assegnò lo scudetto, con Cornwall, per l’occasione, mediano di apertura. Conquistato il titolo tricolore, fu nel gruppo di coloro i quali subito dopo la fine del campionato vittorioso, si trasferirono al Cus Milano, dove Ambrosini disputò due stagioni per poi passare al Calvisano, club in cui, superata la trentina, concluse la carriera.

Fisico molto solido, compatto, buona tecnica, ottima velocità, è ricordato da tutti come un compagno ideale, mai eccessivo nei gesti, affidabile, sicuro nell’apporto al collettivo. Un grande difensore che non aveva pause né amnesie. Di professione geometra, lascia la moglie Simonetta e i figli Nicola e Alessandro.

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