Rugby

Rugby, il bresciano Matteo Rosi nel vivaio del Tolosa

Federico Bernardelli Curuz
Partito da Fiumicello, la seconda linea del 2008 entrerà negli «espoirs» dello Stade Toulousain
Il giocatore di rugby Matteo Rosi - © www.giornaledibrescia.it
Il giocatore di rugby Matteo Rosi - © www.giornaledibrescia.it
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Da Fiumicello a Tolosa, passando per l’Accademia federale, con la forza dei sogni e il coraggio dei timidi. Matteo Rosi, bresciano, seconda linea classe 2008, due metri d’altezza per 105 chili di determinazione, ha appena ricevuto la chiamata che può cambiare la sua vita: entrerà negli «espoirs» (le speranze del vivaio) dello Stade Toulousain, uno dei club più blasonati del mondo del rugby. Una notizia accolta con emozione e un pizzico di incredulità, anche da lui.

La storia

«Il provino in Francia, attorno a Pasqua, l’avevo fatto senza troppe speranze – racconta Matteo –. E invece è andata. È un’ansia positiva, che spinge a mettersi in gioco e a non tirarsi indietro». Tutto era cominciato per caso, o per necessità, a Fiumicello, quando aveva appena 5 anni. «Ero un bambino timido e chiuso. Il rugby mi ha aiutato ad aprirmi. È nato così, per un bisogno personale. Poi sono rimasto per gli amici, per l’ambiente, per ciò che mi ha fatto crescere». Una crescita fatta anche di modelli familiari: il fratello più grande, che ha giocato a Desenzano e a Milano; l’amico dell’asilo che gli ha fatto conoscere il gioco; gli allenatori del vivaio bresciano, che lo hanno accompagnato fino all’Accademia federale, oggi Centro formazione permanente Fir di Milano.

Il passaggio

«Il passaggio non è stato facile: ero 10 chili sotto il mio peso attuale e mi sentivo indietro rispetto agli altri. Ma poi ho costruito rapporti bellissimi e mi sono divertito tantissimo». Dallo Stade Toulousain era già stato notato due anni fa durante un camp in terra francese. Ma è stato in questi ultimi mesi che la chiamata si è concretizzata. La sua avventura partirà a settembre. Avrà due anni per dimostrare il suo valore, respirando il professionismo in uno dei centri nevralgici del rugby mondiale. Ma Matteo non dimentica da dove viene: «Da Fiumicello porto il rispetto, il senso del gioco di squadra, la mentalità che mi ha formato. È la stessa che voglio portare in Francia». Il cuore, però, resta saldo. «I miei idoli veri sono la mia famiglia, mio fratello e i miei genitori, che mi hanno sempre stimolato e supportato. Tra i giocatori, Capuozzo è il mio riferimento: per la mentalità e l’aggressività che ci mette ogni volta che tocca il pallone».

I sogni

Sogni? Ne ha tanti, ma coi piedi per terra. «Ora penso a luglio e agosto, alle prime convocazioni nazionali con l’U18. Sarebbe già un sogno. Poi voglio restare allo Stade, crescere e magari un giorno tornare a Fiumicello, per allenare e dirigere. Per restituire tutto quello che ho ricevuto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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