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Rugby in carcere, una partita per sentirsi liberi

Emozioni e divertimento a Verziano per la partita tra i detenuti e i Gnari del Rugby
Una palla da rugby -  Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Una palla da rugby - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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L’alta recinzione in cemento e ferro fa capire che esistono due mondi distinti. Da una parte la libertà, la vita e la possibilità di costruirsi una famiglia coltivando i propri interessi; dall’altra invece il tempo sembra essersi decisamente fermato.

Sabato pomeriggio, sul prato della casa di reclusione di Verziano si è disputata la partita tra detenuti e I Gnari del Rugby. Promotore speciale dell’incontro, il mitico Roberto «Pego» Pegoiani, una leggenda nel mondo della palla ovale nostrana.

La storia all’interno del penitenziario di Verziano è incominciata quasi tre anni fa con un primo allenamento diretto appunto dall’ex pilone di Borgosatollo. I carcerati, gran parte di nazionalità straniera, hanno apprezzato tanto che il gruppo oggi conta quindici persone.

«Una vita dedicata al rugby mi ha insegnato il dovere e il piacere di dover fare qualcosa per gli altri», spiega Pegoiani. Ad aiutarlo c’è da un po’ di tempo anche Oliviero Geroldi, come lui vincitore di quello storico scudetto ottenuto con il Concordia Brescia nel 1975.

In realtà, nemmeno la squadra scherza molto. Costel Blanaru, trentuno anni, romeno, da alcuni mesi libero oggi gioca stabilmente come ala nel Cus Brescia in C2 mentre Ben Smail Arbi, tunisino suo compagno di squadra, esordirà in campo contro i Lions del Chiese tra due settimane.

«Si tratta del primo caso in Italia in cui un detenuto viene regolarmente tesserato da una società di rugby - continua Pegoiani -. Per me che lo alleno è una soddisfazione meravigliosa».

Amicizia, rispetto e fratellanza. Le sensazioni che si respirano a Verziano quando si ha un ovale tra le mani sono proprio queste. I padroni di casa, eccezionalmente rinforzati dalla presenza di un ex giocatore di serie A come Luigi Castiglia, sabato hanno fatto la gara della vita, vincendo per tre mete a due.

«Questo progetto ci fa sentire utili e liberi, almeno con la mente - ammette Max -. I valori che mi porto dentro? La disciplina prima di tutto».

Nel terzo tempo Salvatore «Nembo Kid» Bonetti, ex capitano della Nazionale e vecchio compagno di «Pego» e Geroldi ha curato le premiazioni. «Ringazio la direttrice del carcere Francesca Paola Lucrezi per la disponibilità, la dottoressa Annarita Zani e l’educatrice Silvia Frassine - ha aggiunto Pegoiani -. Vincere contro un gruppo di giocatori esperti ci ha reso orgogliosi di noi».

 

 

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