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La notte in cui Kobe Bryant diventò leggenda

I Lakers hanno ritirato entrambi i numeri usati in carriera, l'8 e il 24, durante una cerimonia molto commovente
  • La cerimonia per Kobe Bryant
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    La cerimonia per Kobe Bryant
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Una serata da ricordare per sempre. Con Magic Johnson a fare da presentatore e delle leggende nella prima fila degli spettatori: Kareem Abdul Jabbar, Jerry West Bill Russell, Shaquille O’Neal. E poi ex colleghi amici come Fisher, Fox, Iverson (che riprendeva tutto con la camera del telefonino), Pierce, Kupchack, Pierce, Payton, Worthy e Wilkes. 

Per chi era all'interno dello Staples Center, la casa dei Los Angeles Lakers, è stato impossibile non emozionarsi, e molto difficile riuscire a trattenere le lacrime. Anche lui, Kobe Bryant, cinque titoli Nba e due ori olimpici in carriera, è apparso ad un certo punto visibilmente commosso, ma l'omaggio che gli è stato tributato dai Lakers nell'intervallo della sfida di ieri contro Golden State, era di quelli che ti fanno diventare leggenda. 

Kobe Bryant è infatti il primo giocatore nella storia del basket a vedere ritirati entrambi i numeri che ha vestito, l'8 e il 24 usati esattamente ognuno per dieci anni nel corso di una ventennale carriera sempre in oro-porpora. Adesso quelle maglie pendono dal soffitto dello Staples Center e, assieme alle altre che già c'erano, come quelle di Kareem, Magic, Shaq, Chamberlain e West, serviranno ad ispirare i campioni di domani, magari quei ragazzi, come Lonzo Ball e Brandon, ai quali la franchigia californiana ha affidato il proprio domani («fra qualche anno potranno voltarsi e capire cosa hanno lasciato di buono come è successo a me», è il messaggio che ha dedicato loro il Black Mamba). 

Ed è stato proprio lo stesso Bryant a spiegarlo: «Le maglie che vedevo appese ogni volta entrando in campo - ha detto - hanno avuto grande impatto su di me, erano ispirazione pura. Spero che anche le mie avranno lo stesso effetto per i grandi campioni che giocheranno qui in futuro». 

Dentro Kobeland, l'arena dei Lakers, in molti hanno pianto mentre Magic Johnson, il fenomeno di ieri ha presentato Bryant definendolo «il miglior giocatore che abbia mai difeso questi colori». Bellissime le parole che ha aggiunto: «Quando io guardo questo pubblico - ha detto Magic -, composto da ogni tipo di razza e tutti uniti per tifare per te durante venti anni, capisco che sei riuscito a unire ognuno di loro, e la città di Los Angeles, per un ventennio. Questa nazione ha bisogno di essere unita, e qui c'è riuscita grazie a te: e io non posso fare altro che ringraziarti». 

Sono parole che Magic avrebbe potuto spendere per se stesso, invece le ha dette per onorare il suo erede, l'ex ragazzo cresciuto in Italia al seguito di papà Joe che giocava per tante squadre della Penisola, e che poi a Los Angeles ha vinto più del magico numero 32. A Bryant hanno chiesto di dover scegliere un numero, fra l'8 e il 24, nel caso decidessero di fargli anche una statua. È apparso incerto, poi si è sbilanciato: «La numero otto ha rappresentato la mia crescita, la ventiquattro è stata una sfida ogni sera, gioia e sofferenza. Scelgo la seconda perché è stato più difficile raggiungere gli obiettivi».

 

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