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La gran lezione di Scarpari: oltre le avversità sognando Tokyo

L’atleta paralimpico di Botticino parteciperà ai Tricolori: «Agli studenti racconto la mia storia»
Paraciclismo: Mauro Scarpari così ha risposto alle avversità della vita - © www.giornaledibrescia.it
Paraciclismo: Mauro Scarpari così ha risposto alle avversità della vita - © www.giornaledibrescia.it
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Con la sua handbike mangia chilometri ogni giorno, misurandosi su traguardi di volta in volta sempre più alti. Ora andrà a battersi con fuoriclasse della categoria in una competizione che potrebbe portare alla vetta per eccellenza: la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo. Mauro Scarpari, 45enne originario di Botticino residente a Mazzano, sulla sedia a rotelle da qualche anno in seguito a una caduta con la moto da cross uscita della pista, l’11 aprile sarà a Marina di Massa per gli Italiani assoluti di paraciclismo, validi per le qualificazioni ai Giochi.

«Sono consapevole che quello è un traguardo molto ambizioso, quasi impossibile - non nasconde Scarpari, che corre per la Sc Mazzano ed è l’unico diversamente abile del team - al via troverò campioni già affermati e squadre forti e numerose, io proverò a fare la mia parte, darò sicuramente il massimo per il miglior piazzamento possibile, puntando alla top ten». Pur con una preparazione stravolta dalla pandemia nell’ultimo anno: «Una grossa fetta di allenamenti l’ho fatta giocoforza in casa, sui rulli, e non appena è stato possibile ho ripreso anche con quelli all’aria aperta, complessivamente ne ho condotti comunque 340 accumulando nelle braccia oltre 10mila chilometri».

Ad attenderlo, in Toscana, un bel banco di prova: «È un circuito sul lungomare - dice Scarpari, che lo affronterà per la categoria MH3 - 4,5 chilometri lineari, con una curva stretta e una rotonda, percorso non tipicamente nelle mie corde, perché io sono più da misto, con salite, curve e riprese veloci. La vera incognita comunque sarà il vento, quello potrebbe condizionare la prova. La fame di gara è tanta». Da soddisfare pure per continuare a misurarsi con nuove sfide per crescere: «Faccio sport dall’età di sette anni, stavo facendo sport anche quando ho avuto l’incidente, non è cambiato nulla da allora: gli stimoli, le idee sono gli stessi, è cambiata la modalità, ma costanza, preparazione, grinta e perseveranza non sono venute meno. La testa si fa da piccoli, il resto viene di conseguenza».

Ed è anche per questa convinzione che Mauro il suo essere atleta lo porta tra i giovani (i periodi di chiusura non gli hanno impedito di fare interventi nelle scuole in dad): «Voglio che i ragazzini sappiano che si può fare tutto, che non c’è motivo per cui ci si debba isolare tra quattro mura. Che la diversità non deve essere un ostacolo o un blocco: tutti abbiamo delle potenzialità. Sottolineandolo con quel mantra che vado ripetendo, impresso anche sulle mie divise: #vivalavita».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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