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La furbata, i fischi e quel rimpianto formato «Lucca Toni»

Lavoro sporco e un rigore ribaltato in simulazione nel sabato da ex, che il Brescia decise di lasciar partire e che ricorda il campione del mondo
Lorenzo Lucca nel corso della partita contro il Brescia - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Lorenzo Lucca nel corso della partita contro il Brescia - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Il Brescia non ha sempre una grandissima tradizione in fatto di valutazioni sui centravanti moderni. Ossia quelli fisicati, ma pure bravi con i piedi. In grado di segnare e far salire la squadra. Uno dei giocatori che - alla luce dei recenti sviluppi - può essere rimpianto ieri era avversario. Lorenzo Lucca: 2000 l’anno di nascita, 201 i centimetri d’altezza. Non ha segnato, ma ha contribuito alla vittoria dei suoi con una prestazione non appariscente, ma di una certa sostanza. Condita da una «furbata» da calciatore navigato quale, nonostante l’esperienza internazionale con l’Under 21, non dovrebbe ancora essere.

Gli è valsa un giro dal dischetto mancato, un cartellino giallo per simulazione e pure una bordata di fischi da parte della Curva Nord, che ha rincarato la dose quando, a un minuto dal 90’, il giocatore è stato sostituito. La vicenda di Lucca è riassumibile così: due anni fa era il bomber della Primavera del Brescia, che avrebbe potuto riscattarlo dal Torino per 50-60 mila euro e aveva pronto un quinquennale, ma alla fine decise di non procedere, e il giocatore venne perso. L’episodio chiave del sabato da ex di Lucca a Brescia è tra il 38’ e il 41’ della ripresa, con gli ospiti già in vantaggio. L’attaccante porta al bar Chancellor ed entra in area dalla destra. Qui lo affronta Cistana, in scivolata.

Il numero 9 sposta la palla e si lascia andare, senza che ci sia alcun contatto. La dinamica, dal vivo, trae in inganno. Pure il direttore di gara Sozza, che non ha troppe esitazioni a indicare il dischetto. Ma poi ricontrolla l’azione al monitor, revoca il penalty e ammonisce la punta del Pisa per simulazione. Dal fischio alla ripresa del gioco, con palla tra i piedi del Brescia, passano tre minuti. Lucca era già pronto a calciare (è anche rigorista) e pregustava la personale rivincita nei confronti del club che non aveva creduto in lui. La storia del centravanti di Moncalieri ricorda vagamente quella di un altro giocatore, le cui caratteristiche - con le debite proporzioni - non sono così dissimili. Luca Toni. L’acquisto «gold» dell’era Corioni, prelevato dal Vicenza, all’epoca in cui era considerato uno dei principali prospetti (sebbene non giovanissimo, aveva 24 anni).

Venne venduto due anni dopo al Palermo - squadra da cui è passato pure Lucca - in B. E da lì inizio a segnare come un drago fino a diventare campione del mondo. Per il Brescia sono rimpianti. Se credesse ai corsi e ricorsi, Mancini potrebbe farci un pensiero: Lucca come Luca.

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