La filosofia di Pirlo: «Perdo con idee mie, non vivo in difesa»

La sua calda estate, Andrea Pirlo, probabilmente se la immaginava in maniera diversa: non sulla spiaggia, bensì su un campo verde a continuare la strada che si è scelto, quella dell’allenatore. Non ha fatto comunque una piega, come nel suo stile, prendendo ciò che passa il convento. Del resto, ancor prima che iniziasse per davvero, l’estate, Pirlo ha incassato il per certi versi atteso benservito dalla Juventus. È stato a tanto così dal Sassuolo - a sentire i rumors - e si è permesso il lusso di dire no alla proposta della Sampdoria. E allora s’è concesso del tempo in famiglia: prima a Ibiza con Antonio Conte, uno dei suoi mentori, come vicino d’ombrellone; poi in Versilia.
È proprio lì che l’ha intercettato The Athletic, sito specializzato a pagamento cui il Maestro ha concesso una lunga intervista a tutto campo. Tra stilettate indirette alla sua Vecchia Signora e il desiderio di un’avventura in panchina anche al di fuori dei confini italiani dopo un anno che gli ha regalato Coppa Italia e Supercoppa, ma anche eliminazione precoce agli ottavi di Champions e quarto posto acciuffato in extremis. «Potevo fare di più, ma non cambio la mia idea di calcio. Preferisco perdere anziché passare tutta la partita a difendermi nella mia area cercando di segnare in contropiede. Ci sono tanti allenatori giovani che cercano di fare qualcosa di nuovo, di diverso, il calcio va in questa direzione».

Parole che celano forse la delusione per non essere stato compreso: a suffragio della sua tesi, Pirlo cita anche un esempio illustre. «Guardiola l’ha dimostrato chiaramente: se non controlli la partita, è difficile riuscire a vincerla. Certo, ci possono essere gare in cui hai il 90% del possesso palla e subisci gol nell’unico tiro che il tuo avversario fa, ma non cambio idea». L’ex centrocampista di Flero va dritto per la sua strada: «La mia concezione di calcio, quindi, rimane, questa: costruzione del gioco dal basso, cercare di mantenere il possesso della palla e riconquistarla il più velocemente possibile quando la si perde. A livello di modulo, ovviamente, molto dipende dai giocatori a disposizione e dalle loro caratteristiche».
Pirlo fa comunque tesoro dell’esperienza sulla panchina della Juventus, in un’annata con molte attenuanti per via della pandemia di coronavirus. «È stata comunque una stagione intensa, che mi ha permesso di crescere. Certo, non è stato facile: prima dell’inizio del campionato abbiamo disputato una sola amichevole, si giocava ogni tre giorni, è stato difficile lavorare su qualcosa di diverso, l’unico programma che si riusciva a rispettare era quello che mirava a recuperare le fatiche in vista dell’impegno successivo».
Pirlo in ogni caso non ha perso fiducia in se stesso e non si pone limiti: «Vorrei andare all’estero, sento di poter allenare ovunque, anche nella Mls in cui ho già militato. Ho trascorso tre anni negli Stati Uniti e non ho problemi con l’inglese, in più parlo anche il francese». Intanto deve accontentarsi dell’invito a seguire gli allenamenti del Psg arrivato da Pochettino.
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