Italia-Inghilterra: la finale degli Europei secondo Beccalossi

La Nazionale italiana è di certo un po’ sua, dato che ricopre l’incarico di capo delegazione della selezione Under 20. Ma «questa» Nazionale in particolare è decisamente nel cuore di Evaristo Beccalossi, legatissimo al ct Roberto Mancini e al team manager Gabriele Oriali, «che è mio fratello».
Così, nella notte tra martedì e mercoledì, dopo il soffertissimo successo degli Azzurri sulla Spagna ai calci di rigore, il cellulare del Becca è rimasto acceso e rovente fino alle 2. Messaggi su messaggi, complimenti e commenti.
«Ciò che sta accadendo con la Nazionale è estremamente gratificante - racconta il 65enne bresciano, stella delle rondinelle e dell’Inter a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta -. Non solo in questo Europeo, ma più in generale negli ultimi anni. Mancini lancia i giovani, dà loro fiducia. Da capo delegazione negli Azzurrini (anche nell’Under 19, ndr) ne ho visti passare parecchi, che poi hanno avuto una chance tra i big. Ero presente quando Matteo Pessina entrò nel giro delle giovanili. Adesso è un giocatore pronto, e in futuro sarà un pilastro della Nazionale».
L’aver raggiunto la finale europea vale un po’ come un timbro. Gli anni bui culminati con la mancata partecipazione ai Mondiali del 2018 sono alle spalle. Comunque vada, l’Italia è tornata. «Ed è merito di Mancini e del suo staff. Dopo una fase di piattume, oggi i giocatori sono tornati a rappresentare il loro Paese con entusiasmo. E si è creato un grande gruppo. Lo hanno dimostrato nei festeggiamenti dopo la semifinale vinta: tutti con addosso la maglia di Leonardo Spinazzola».
Lo vogliamo trovare un neo? Il centravanti: dopo due gol nel girone di qualificazione, Ciro Immobile stenta a rendersi pericoloso. Andrea Belotti, sua naturale riserva, non ha ancora lasciato il segno. Manca un grande finalizzatore? «Concentrarsi sulle prestazioni di Immobile sarebbe riduttivo e ingiusto. Questa è una Nazionale diversa. Pure dall’ultima in grado di alzare un trofeo. In Germania, nel 2006, c’erano campioni all’apice delle rispettive carriere. Totti, Del Piero, Toni, Inzaghi. Ma anche Buffon, Cannavaro e Pirlo, Gattuso».
Eppure un talismano c’è. Suo padre, di professione, faceva il goleador. «Da qualche anno Federico Chiesa era in rampa di lancio. Adesso è sbocciato. L’ho osservato con attenzione anche negli allenamenti a Coverciano. Non è l’unico in possesso di colpi decisivi. Io aspetto Federico Bernardeschi. Vedrete. Circa Immobile, penso che gli andrebbe levata un po’ di pressione di dosso».
Ancor prima di conoscere l’avversaria dell’Italia in finale, l’ex centrocampista non aveva mostrato tentennamenti: «Chiunque sia, sarà meno pericolosa della Spagna. La squadra di Luis Enrique ti imbriglia. In finale, invece, credo che potremo colpire negli spazi con maggiore facilità. Serviranno giocate letali negli ultimi venti metri».
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