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Il Brescia in marcia verso la serie C: il triste alfabeto di perché

Serve ben più d’un miracolo per evitare un baratro figlio di responsabilità dall’alto e di un’infermabile cascata
Una stagione da non credere. I giocatori del Brescia si avviano verso la serie C // FOTO NEW REPORTER
Una stagione da non credere. I giocatori del Brescia si avviano verso la serie C // FOTO NEW REPORTER
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Certe giornate amare, lascia stare. Ma qui sono mesi che di amarezze, e d’impotenza, e nel vuoto, ci si consuma: fino a essere arrivati al quasi punto di non ritorno. È tutto vero: il Brescia ha un piede e trequarti in serie C e persino invocare un «semplice» miracolo non basta più. Non ce n’è: e la partita di Ascoli lo ha crudelmente raccontato benissimo. Non sono serviti a niente moniti, richieste di alzare per tempo l’attenzione su una situazione che ha iniziato a precipitare molto presto, segnali di varia natura che si sono via via palesati un giorno dopo l’altro: tutto inutile, perché si è scelto di ignorare i fatti oppure si è scelto di guardare al dito e non alla luna.

E ora il disastro è quasi compiuto: si prega perlomeno di salvare l’onore. C’è più di un perché il Brescia si ritrova a fare i conti con un ritorno al passato di quasi 40 anni fa. C’è anzi un alfabeto di perché.

A come allenatori

Clotet, Aglietti, Possanzini, Gastaldello: 4 nomi per un frullato di avvicendamenti senza una logica.

B come Brescia (città)

Brescia si usa definirla come una piazza da serie A. Ma è forse il caso di rivedere quello che somiglia ormai sempre più a un luogo comune: alla città, tradizionalmente, e non solo in questi ultimi anni, del Brescia interessa molto poco. La disaffezione ha radici antiche. Ma del Brescia non interessa nulla nemmeno agli imprenditori: fu già molto chiaro in epoca Corioni.

C come Cellino

È a capo del disastro sportivo che si sta consumando. Una gestione tanto personalizzata quale è la sua, impedisce di andare a cercare responsabili altrove.

D come dirigenti

Chi c’è non è stato dotato di poteri, ed è vero. Ma è altrettanto vero che se si ricopre un ruolo e lo si mantiene, significa che c’è un’accettazione delle regole della casa e pertanto nessuno si può chiamare fuori dal suo tanto di responsabilità, quale a esempio quella di non essere stati in grado di rappresentare correttamente la realtà quotidiana.

E come empatia

Quella della quale è privo questo Brescia. Distante da tutto e da tutti. Col senso d’appartenenza che non è considerato un valore.

F come futuro

Capitolo preoccupante, preoccupantissimo. Cellino a destra e a manca ribadisce di voler lasciare, ma all’orizzonte non ci sono compratori. E l’eventuale retrocessione renderà tutto ancora più difficile. Il silenzio societario assordante lascia inoltre in questo momento spazio a dibattiti superficiali e, in certi casi, fuorvianti. In caso di C e di permanenza di Cellino, come è pensabile una ripartenza?

G come giocatori

Quelli ai quali il cerino inevitabilmente è rimasto in mano. Hanno le loro colpe, naturalmente, e non possono essere considerati pesci nel barile. Ma a loro, mentalmente cotti, tutti fiaccati da continui scossoni e incertezze quotidiane, si è sempre pensato troppo poco.

H come harakiri

La specialità di casa Brescia. Vengono in mente, in particolare, le vittorie malamente buttate via all’andata con Cittadella, Venezia, Ascoli e Palermo, ma non è stata da meno l’ultima esibizione al Del Duca. Sono solo gli esempi più immediati.

I come infortuni

Una costante, specie quelli di natura muscolare, in questa stagione. Ci sono state parecchie ricadute: la gestione ha lasciato a desiderare. Quello di Cistana il caso più eclatante.

L come lucidità

Quella che è mancata a Cellino, turbato dai suoi guai. Comprensibile: ma il presidente era stato il primo a rendersi conto di non riuscire a esserci al 100% con la testa. L’errore dunque risiede nel fatto di non aver voluto trovare un uomo forte capace di farne le veci. Ha voluto restare al centro di tutto, ma sotto di lui e dentro la sua struttura - divorata da guerricciole e alleanze del momento - si è sbriciolata. E in campionati dai valori tecnici generali modesti, il fuori campo conta tanto quasi, se non più, del campo. Il fuori campo ha tolto punti.

M come mercato

Fallimentare: sia nella sessione estiva che invernale.

N come normalità

La grande assente della stagione.

O come organico

Ridotto all’osso nei ruoli chiave della rosa. E della società.

P come Pep

Ovvero Clotet la cui gestione ha portato progressivamente la squadra a perdere l’autostima. L’allenatore, che peraltro aveva lavorato già a partire dall’inverno di un anno fa per tornare e che ha sempre accettato tutti i diktat dall’alto, è quello sotto cui si è consumata la crisi: squadra incompleta, ma lui ci ha messo molto del suo. Non credeva nella squadra e la squadra l’ha capito. La sua richiamata era stata una mazzata.

Q come quando

Quando rivedremo qualcosa che assomigli di nuovo al Brescia?

R come Rigamonti

Sempre più triste e vecchio e non è riuscito a essere un fattore.

S come sconfitte

Le compagne di viaggio dell’anno.

T come tribunali

Le vicende giudiziarie hanno pesato come macigni. Umanamente quanto passato da Cellino deve trovare comprensione, ma sportivamente vedi lettera L.

U come ultras

A novembre scorso hanno iniziato le pratiche di «divorzio» da Cellino col via alla contestazione. Sono però rimasti sempre con la squadra.

V come vittorie

Quali? Sei in tutta la stagione.

Z come zero.

Alibi.

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