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Il Breno fa la parte del Leon: cala il poker e torna a sorridere

Successo dopo l’astinenza durata ben sette giornate: apre Mauri e i granata allungano nella ripresa
Breno in festa a fine partita - © www.giornaledibrescia.it
Breno in festa a fine partita - © www.giornaledibrescia.it
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Antiche virtù e nuovi punti. Oltre che rinnovate certezze. Non è vero che il Breno che esce da Vimercate con un successo (mancava da 7 turni) che chiarisce come i camuni in zona salvezza fossero solo di passaggio, è una squadra nuova. Anzi… Una volta che ha ritrovato (quasi) tutti i suoi «vecchi» interpreti, ecco che Tacchinardi ha rivisto la sua orchestra suonare uno spartito che già aveva mandato a memoria da tempo.

Il protagonista

Certo, il primo violino - Mauri - c'è sempre stato e anche ieri sera con un gol e un assist ha regalato le note migliori. Ma senza l’accompagnamento di alcuni virtuosi del 4-2-3-1 armonico e fondato sui piedi buoni, anche il numero 7 era andato in sofferenza. Stavolta no, in una partita che fino ad un certo punto somigliava all’ultimo successo ottenuto dai camuni prima di ieri (2-1 al Crema, era il 17 ottobre) con rete di Mauri, pari avversario e poi gol di un mediano (all’epoca Mondini, stavolta Boldini: a proposito, altro jolly riacquisito ormai in pianta stabile dopo un lungo stop).

Triglia ha dilagato - © www.giornaledibrescia.it
Triglia ha dilagato - © www.giornaledibrescia.it

Dopo di che a dilagare hanno pensato Triglia, che nonostante l’insolita maglia numero 6 di Perez sulla schiena ha confermato di essere un bomber coi fiocchi, e Melchiori, trasformando un rigore, ossia un fondamentale che, anche nei tempi belli di inizio torneo, era una croce più che una delizia. Tutto bene, dunque? Ad essere sinceri il pelo nell’uovo si può notare senza microscopio: perché se Tota non avesse fatto il miracolo su Bonseri a fine primo tempo, all’intervallo il Breno sarebbe arrivato sotto di un gol, nonostante un dominio costante e percentuali bulgare di possesso palla.

L'avvio

Il primo quarto d’ora serve a prendere le misure, ma già lì il Breno colonizza il campo: punizione di Mauri al 10’ che Tagliani e Melchiori sfiorano soltanto. Scocca il 16’ e Mauri si inserisce su palla in verticale di Triglia - una combinazione vista mille volte nelle prime 6 giornate - e supera Pulze. Il Breno insiste, ma Veneruso è il dispetto che non ti aspetti: prima toglie a Wojdyla la palla del raddoppio, poi risale il campo e mette di nuovo in partita il Leon, col cross che libera Bonseri, spuntato in mezzo ai due centrali come un fungo dopo una notte piovosa. Il Breno non risente dello schiaffo: come Bud Spencer fa quella faccia un po’ così e riparte a testa bassa. Certo, forse non preparerebbe con nonchalance il contro-cazzotto se Tota non alzasse il tiro di Bonseri, su palla scippata a Tagliani.

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Orchestra in ripresa

La ripresa è un concerto e stavolta le note vanno tutte al loro posto. Boldini ci prova da fuori all’11’, alza e impreca ma non dispera, perché l’acuto arriva poco dopo, quando Mauri fa il virtuoso, si sciroppa la fascia destra e serve il 4 che spinge in porta. L’esecuzione che segue è parimenti da applausi: servizio nel corridoio di Goglino a difesa aperta, galoppata di Triglia che gioca di sponda col palo dopo avere saltato il portiere. Ci sta pure il rigore, anzi il bis conclusivo a grande richiesta: Mauri ruba palla a Scaccabarozzi e salta Pulze, che lo stende; rigore, tira Melchiori per ribadire che il Breno è cooperativa di ottimi musicisti.

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