Filippo Ganna, un record dell’ora figlio di Montichiari

Le ultime notti prima di entrare nella leggenda del ciclismo facendo registrare la migliore prestazione umana contro l’ora, Filippo Ganna le ha trascorse nel Bresciano, nei pressi del velodromo di Montichiari che è un po’ la sua seconda casa. Lo racconta Marco Velo, ct della crono per espressa volontà del giovane piemontese che lo ha preteso alla guida della Nazionale dopo l’addio «forzato» di Cassani, insieme al meccanico Giovanni Carini, i due bresciani che più sono stati vicino al fenomenale campione di Verbania.
«Pippo lunedì scorso, a porte chiuse ha testato il record a Montichiari girando per 35 minuti a oltre 56 orari ma senza forzare troppo - rivela Velo - poi mi ha chiesto il giorno seguente di uscire con lui in bici per due orette per una pedalata sul lago di Garda. Aveva bisogno di sfogarsi e allentare un poco la tensione che evidentemente covava sotto. Però l’ho trovato sereno e sicuro di poterlo battere il record - continua Velo - io stesso non avevo dubbi. Grazie al record si è tolto qualche sassolino dalle scarpe, rispondendo alle critiche per la mancata vittoria al mondiale. Quella giornata era stata storta e con un percorso completamente inadatto per un mondiale crono (troppe curve). Invece il record è arrivato nonostante una stagione pesante su strada e pista sulle spalle. Pensate cosa avrebbe fatto se avesse preparato solo il record. Per come sta crescendo è un campione potenzialmente vicino ai 60 orari. Al momento quel record lo può battere solo lui».
Vicino, anzi vicinissimo a lui in quei fatidici sessanta minuti c’è stato Giovanni Carini, il meccanico della Nazionale (ed ex corridore) di Isorella. «Il mio rapporto con Filippo va al di là degli aspetti professionali - racconta Carini - Ganna l’ho conosciuto dieci anni fa quando con l’Otelli si presentò in pista a Montichiari per le prime gare e allenamenti e siamo diventati amici. Ganna è un ragazzo molto emotivo ed ha bisogno di circondarsi di persone di fiducia delle quali si fida, come me, Velo e il ct Villa che l’ha voluto a bordo pista insieme ai compagni con i quali ha conquistato l’oro olimpico a Tokyo. Dal punto di vista tecnico è stata una sfida esaltante. Lavorare fianco a fianco degli ingegneri inglesi dell’Ineos che hanno progettato e sviluppato la bici del record mi ha permesso di arricchirmi professionalmente, ma al tempo stesso caricarmi di responsabilità. Non vi dico la tensione a bordo pista che avevo, bastava una vite allentata o la messa a punto non perfetta della bici per vanificare tutto. E per questo non sono riuscito fino alla fine a godermi il suo record. Poi alla fine è esplosa la festa. E per giunta oggi (ieri ndr.) è il mio compleanno (39). Posso dire di averlo festeggiato con una leggenda».
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