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Crac Parma Calcio, Tommaso Ghirardi condannato a 4 anni

Per l’ex patron gialloblù il pm aveva chiesto 6 anni, che sono invece stati inflitti solo all’ex ad Leonardi
Tommaso Ghirardi, ex presidente del Parma
Tommaso Ghirardi, ex presidente del Parma
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Quattro anni. Questo il conto che il giudice dell’udienza preliminare di Parma ha presentato a Tommaso Ghirardi, per la bancarotta dal Parma Calcio del quale il 45enne imprenditore di Carpenedolo è stato presidente dal 2007 sino al 2014, fino alla cessione della società, fallita nel marzo dell’anno successivo, con un passivo di oltre 200 milioni di euro dopo il passaggio di mano del sodalizio all’albanese Taci e successivamente a Giampietro Manenti.

Peggio il processo si è concluso solo per Pietro Leonardi: l’allora ad dei gialloblù è stato condannato a sei anni. Le altre nove condanne sono state inflitte a Susanna Ghirardi, sorella di Tommaso, condannata a due anni (pena sospesa); a Osvaldo Francesco Maria Riccobene (1 anno e 8 mesi), a Silvia Serena (2 anni e 4 mesi), a Roberto Bonzi (2 anni e 4 mesi), a Diego Penocchio (2 anni e 6 mesi), a Marco Ferrari (2 anni e 6 mesi), a Giovanni Schinelli, Mario Bastianon e Francesco Sorlini (3 anni).

Il processo si è concluso con l’assoluzione di Andrea Zaglio e di Ottavio Martini, ma anche di Ermir Kodra. Marco Preti ha invece patteggiato una pena a un anno e sei mesi. Il gup si è pronunciato anche nei confronti degli imputati che hanno discusso l’udienza preliminare e deciso il rinvio a giudizio di Alberto Volpi, Edoardo Orlandoni, Arturo Balestrieri, Alberto Rossi e Maurizio Magri; e ha dichiarato il non luogo a procedere a favore di Alessandro Giacomini, di Corrado Di Taranto e Antonello Preiti.

Il giudice ha «compensato» l’unica aggravante contestata a Tommaso Ghirardi con le attenuanti generiche. Un peso nella modulazione della pena nei confronti dell’imprenditore carpenedolese l’hanno avuta il risarcimento al fallimento, l’assoluzione per la vendita di Marco Parolo alla Lazio e la remissione della querela da parte di Errea. «Restiamo convinti delle nostre ragioni - ci hanno detto i suoi legali, gli avvocati Carla Gheruzzi e Stefano Lojacono - le faremo valere anche in appello a Bologna. Siamo ottimisti».

 

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