Ciclismo

Ciclismo giovanile, costi e pochi talenti: addio Otelli e Capriolo

Un pezzo di storia che se ne va, con ripercussioni sul tessuto sociale e sportivo locale
Un ciclista della Aspiratori Otelli - © www.giornaledibrescia.it
Un ciclista della Aspiratori Otelli - © www.giornaledibrescia.it
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Ciclismo bresciano giovanile anno zero. Rappresentano un pugno nello stomaco le notizie di alcuni sodalizi che a fine anno chiuderanno i battenti, forse per sempre. Un pezzo di storia che se ne va, ma che ha pure ripercussioni sul tessuto sociale e sportivo locale.

Non esiste in nessun’altra disciplina sportiva che un ragazzo o ragazza (in questo senso è in crescita il ciclismo femminile) arrivino a 15-16 anni, se non meno, e non abbiano la possibilità di praticare lo sport preferito perché non ci sono squadre disposte ad accoglierli e proseguire l’attività. È quanto sta avvenendo anche nella nostra provincia, fra le più ciclistiche d’Italia, stando al numero di tesserati e praticanti.

I primi scricchiolii sono arrivati ad inizio estate con la decisione di alcuni team di abbassare il sipario comunicata ai propri tesserati, sintomo anche di un disagio crescente per regole, vincoli e costi che mortificano il ciclismo di base.

Le squadre Juniores

A pesare è soprattutto la rinuncia di due storici team Juniores, categoria sempre più professionale: l’Aspiratori Otelli e la Capriolo. Nel primo caso il sodalizio triumplino fondato dall’indimenticato e generoso Giancarlo, non se l’è sentita di proseguire in una categoria diventata sempre più competitiva e con costi crescenti e minori talenti (ma prosegue comunque con Allievi ed Esordienti). Nel team sono cresciuti decine di professionisti bresciani (Ferrari, Mareczko, Gazzoli, Palini) tanto per fare qualche nome recente ma anche campioni da fuori provincia come Ganna e Sobrero.

Più sofferta la decisione di Franco Romano di non proseguire: «Se dipendesse da me - spiega il Ds della Capriolo - una squadra si farebbe sempre, purtroppo non basta la grande passione e non mi pare giusto che debba rimetterci di tasca mia per far correre dei ragazzi. Il mio presidente si è tirato indietro, quanto al main sponsor le giovani generazioni guardano altrove. E così a malincuore devo dire basta. Ma se qualcuno mi vuole come direttore sportivo io ci sono, finché la salute regge».

Anche perché Romano ha visto passare nel piccolo sodalizio franciacortino decine di promesse del firmamento ciclistico (ne ricordiamo due, il campione del mondo Juniores Valentino China e lo scalatore Andrea Garosio). Merito di Romano e del suo staff è quello di aver sempre dato l’opportunità ai ragazzi di correre anche se non erano campioni (dote rara in un mondo che guarda sempre più ai risultati).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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