Calcio

Vecchi e il microfono che diventa megafono dell’allenatore

l tecnico della Feralpisalò e la particolare partita di Renate, in cui è stato possibile ascoltare per tutti i 90 minuti ogni suo commento
Stefano Vecchi, classe 1971, è l’allenatore della FeralpiSalò - © www.giornaledibrescia.it
Stefano Vecchi, classe 1971, è l’allenatore della FeralpiSalò - © www.giornaledibrescia.it
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Chiunque di noi, con un microfono appeso al collo, verrebbe colto in fallo mentre svolge il suo lavoro: a ognuno può scappare una parola di troppo, un commento poco garbato, un’espressione di stizza. Comprensibile sia successo anche a Stefano Vecchi, allenatore della FeralpiSalò, sabato scorso durante la diretta su Rai sport della partita di serie C giocata a Meda contro il Renate.

Succede quando un professionista sta dando il meglio di sé per evitare una sconfitta, inconsapevole, tra l’altro, che ogni suo sospiro ci arrivi alle orecchie mentre questo non succede, sull’altro fronte al collega Roberto Cevoli. Tutto perché, a bordo campo, la struttura mobile riservata alle interviste è orientata verso la squadra ospite e così l’audio ci restituisce i commenti della panchina salodiana. E solo quelli.

All’inconveniente non si pone rimedio, anzi sembrano un po’ tutti divertiti dalla cosa, tanto che - a un certo punto - il telecronista Lucio Michielli (uno che, nell’azione decisiva del match aveva visto Maistrello «tornare mesto a centrocampo dopo l’autogol», senza capire che invece aveva segnato…) tutto contento annunciava: «Sembra che Vecchi sia seduto qui, accanto a me!». Intendiamoci, nell’arco dei 95 minuti il tecnico della FeralpiSalò non ha detto assolutamente nulla di sconveniente, è incappato in qualche fisiologica protesta verso l’arbitro, punita peraltro con un’ammonizione; giusto alla fine gli è scappato un urlo perché il portiere di casa perdeva tempo nel riprendere il gioco e anche qui i commentatori si sono fatti due risate. Non ci sembra poi così scandaloso. E far passare, al suo confronto, il tecnico di casa come più rispettoso «anzi, quasi timido», solo perché non era microfonato è stato ingiusto.

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E ci è toccato anche un paradosso quantomeno curioso. È stato quando il bordocampista Umberto Martini diceva di parlare a bassa voce nell’indicare le mosse dei due allenatori «per una forma di rispetto. Sono a pochi metri da loro e non voglio che uno conosca le indicazioni tattiche dell’altro». Intanto, però, tutta Italia poteva sentire cosa Vecchi gridava ai suoi giocatori.

Il giochino di dare voce agli allenatori, sperando magari in qualche incidente diplomatico che dia colore alla telecronaca è un espediente vecchio come il mondo, non sortisce più alcun effetto. Fu sdoganato definitivamente da Francesco Graziani nel biennio di conduzione al Cervia (2004-06) quando le telecamere Mediaset seguirono i campionati della squadra romagnola nel reality «Campioni». Le proverbiali sfuriate del «Ciccio» presto si trasformarono in show tanto da rappresentare presto l’unico motivo di interesse del programma. Oggi tutto ciò onestamente non ha più senso, specie dopo quasi due anni di calcio a porte chiuse, quando in tv ascoltavamo solo e soltanto le voci dei tecnici in panchina.

Resta da capire cosa riservi il futuro ai bordocampisti, il cui solo compito è rimasto quello di riferire cose che - grazie ai tanti microfoni in campo -potremmo ascoltare anche da soli. Eterni edulcoratori della realtà, con effetti spesso esilaranti. Memorabili certe sequenze di insulti in diretta tv degli allenatori più scalmanati, udibili anche nell’altro continente, commentate così: «Ho l’impressione che il tecnico non sia del tutto d’accordo con le decisioni dell’arbitro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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