Brescia, dietrofront Tumminello ma comunque all’attacco con Giani

Con un innesto, con nome a sorpresa, e un piccolo caso. È calato così il sipario sul mercato dell’Union Brescia. Che ha inserito un altro giocatore d’attacco, Elia Giani, che è tutt’altra cosa rispetto a Marco Tumminello che fino alle 16 di ieri era stato a un passo dalla firma col club di Beppe Pasini. Ma da possibile, costosissima, ciliegina sulla torta la punta del 1998 si è trasformato in altro. Nel piccolo caso di cui sopra.
Vale la pena, prima di altre considerazioni, di una veloce ricostruzione dei fatti. Nella notte che è seguita alla vittoria con il Trento, Pasini aveva dato al diesse Ferretti il via libera ad affondare per Tumminello. A tutti i costi: ovvero al prezzo di quel milione di euro (circa) tra parte fissa (500.000 euro) e bonus. Ferretti ha seguito il mandato presidenziale, che si era confrontato anche con i futuri membri del suo Cda, e dal Crotone ha ottenuto il via libera tra gentiluomini – oppure in assenza di carte scritte – a far arrivare il giocatore in città per sottoporlo ad approfondite analisi mediche. Quelle che l’Union ha ritenuto di dover far svolgere a un elemento che in carriera ha subuto tre interventi ai crociati e reduce da un intervento per un ernia inguinale.
Il giocatore sta bene, ma il quadro che è emerso ha fatto ritenere che il gioco, alle cifre di cui sopra, non valesse la candela: la valutazione è stata quella di un investimento troppo ad alto rischio. Nel frattempo tra l’altro il Crotone, col quale l’Union doveva ancora limare alcuni dettagli, aveva iniziato a cambiare le carte in tavola: s’era inserito il Benevento che Tumminello l’aveva trattato già a luglio salvo poi accantonarlo per alcune perplessità – queste sono le ricostruzioni – sulla sua condizione. L’Union Brescia, che prima di compiere una scelta (di questo si è trattato) sul piatto ha messo anche, tra i rischi di una operazione così grande, quella di andare a sconvolgere gli equilibri interni non sentendosi appunto così sicuri che ne valesse così la pena.
Dunque, sempre in base a quanto è stato possibile fin qui ricostruire, il giocatore è stato liberato e si è diretto a Milano per firmare un triennale col Benevento. Intanto, sui social un parente di Tumminello interveniva su alcune pagine di siti bresciani per dire che «la verità sta al di fuori della condizione fisica: informatevi». Mentre in una intervista lo stesso giocatore ha poi detto: «Sono contento di essere del Benevento, è stata una trattativa lunga: mi hanno portato sul gong. Con l’Union c’è stata una normale trattativa tra due società, ma alla fine ho scelto io».
Il Brescia ha fatto spallucce anche perché nel frattempo aveva subito virato sul 2000 del Pisa Elia Giani (è arrivato in prestito con diritto di riscatto e controriscatto), la scorsa stagione con l’altro neo acquisto (per il centrocampo) Mercati all’Athens Kallithea (23 presenze e 3 gol con 5 assist in regular season) dove era approdato dal Legnago in una stagione con 34 presenze, 7 gol e 9 assist. Un giocatore molto diverso in tutto da Tumminello sia per curriculum (ultime due stagioni da doppia cifra) che per caratteristiche. Tumminello è una seconda punta o eventualmente prima punta di movimento. Giani è un mancino di gamba e strappo che può fare anche il trequartista o il quinto a piede invertito.
A ben vedere, un profilo che ricalca quello che era un desiderata dell’allenatore: un giocatore «alla Galuppini». Inutile dire che il dietrofront di Tumminello, anche per dinamica, ha colpito e c’è chi storce il naso perché il nome della punta ora al Benevento è di certo di maggior appeal e richiamo. Così come lo era quello di un altro obiettivo dichiarato, Bianchi. Chiaro che il tifoso ha bisogno anche di nomi «rassicuranti»: ma in una serie C che è terreno qui sconosciuto e di sconosciuti, conta prima di tutto la funzionalità. Il club di Pasini, a propria volta sottoposto alle sollecitazioni dei suoi consiglieri in pectore e che dunque non risponde più «solo a se stesso», ha in fondo compiuto con freddezza una scelta lucida e nemmeno facile: non ha optato per un nome da dare in pasto alla piazza tanto per far scena, ma alla luce di un quadro non chiaro ha optato per imboccare una via meno battuta. Assumendosi la responsabilità di aver tirato dritto senza cedere a pressioni. Ora l’auspicio è che i fatti supportino il ragionamento compiuto all’interno dell’Union.
Valutazioni
Nel complesso, quello dell’Union è stato un mercato che sulla carta (ma poi sono molti i fattori che incidono: nel calcio molto spesso 2+2 fa 5 o 3) promette una squadra che può competere per il bersaglio grosso. Una squadra che per ora può solo essere «immaginata» visto che ancora somiglia ben poco a quella – dominante – che vuole Diana e che allo stato attuale ai suoi, in attesa di tempi migliori e di inserire tutti, chiede anche cose diverse.
Serve ancora un po’, anche per capire le indubbie tante combinazioni che ci sono tra centrocampo e attacco mentre resta il dubbio che potesse servire qualcosa in più dietro. Dove però c’è un bomber...al contrario: ovvero un portiere fuori categoria quale è Stefano Gori. Ora, spazio all’unico giudice supremo: il campo. È sul campo che c’è sempre scritto tutto: basta saper leggere. Che siano belel pagine.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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