Tiberio Cavalleri, 70 anni sempre dedicati al calcio

«Tibe mi avevi detto che era fatta! Tibe hai news per me? Tibe perché nessuno mi cerca? Tibe a mia moglie non piace questa città». Per una trentina di anni Tiberio Cavalleri ha ricevuto dai suoi assistiti, famosi o meno famosi, telefonate di questo tipo, ogni giorno, a ogni ora.
Oggi, Tiberio Cavalleri compie settant’anni e guarda al suo passato col dovuto disincanto di chi può assistere a una partita di calcio per il puro piacere di apprezzare una bella giocata o un gol. Nel 2006 la Gazzetta dello sport lo inserì nella graduatoria dei procuratori sportivi più importanti d’Italia.
Il sogno del pallone
Cresciuto col sogno del pallone, Tiberio aveva provato lui stesso a intraprendere la carriera di giocatore: suo padre Renato era stato una figura importante del calcio italiano degli anni Sessanta/Settanta, direttore sportivo di Treviso, Brescia, Atalanta, tra le tante, e aveva scoperto gente come Altobelli, Cabrini, Beccalossi… Suo figlio Tiberio non valeva quei campioni. Dopo aver sfasciato con una pallonata la vetrata della chiesa di San Giacomo, dietro via Valcamonica – lo racconta lui stesso nel suo libro «Ho fatto gol!» -, un breve peregrinare tra le serie minori lo aveva portato a Spoleto, Rovereto, Padova, Sanremo per arrestarsi, a 26 anni, a Crotone.
Avvocato, dg, diesse e...
La laurea in giurisprudenza, il matrimonio, la nascita del figlio Carlo (anche lui per un periodo procuratore), la professione di avvocato, lo avevano ricondotto a una vita in cui il calcio era un semplice passatempo, praticato con gli amici della Mezzeria, oppure con la squadra degli avvocati bresciani e il famoso Real Brescia di Gigi Maifredi. Ma sempre con il sogno di rientrare, magari un giorno, nel giro del pallone. Fino all’idea, dopo essere stato per breve tempo direttore generale dell’Ospitaletto di Gino Corioni e poi direttore sportivo del Bologna, di sfruttare la propria esperienza giuridica con la conoscenza del calcio maturata fin da ragazzino: diventare procuratore sportivo e agente Fifa.
... procuratore dei campioni
Il seguito è una storia di incroci con campioni (Panucci, Borriello, i Filippini, Gattuso per citarne solo alcuni) e meno campioni. «Con una differenza fondamentale – spiega -: perché un conto è scegliere di mandare uno dal Milan al Real Madrid, con tutte le garanzie e i guadagni che la vicenda comporta, altra cosa è non riuscire a trovare per qualcuno una squadra di B o di C con il cui stipendio la famiglia dovrà vivere e mandare i figli a scuola. Alla fine senti il peso quotidiano di una responsabilità enorme».
Si intreccia così una cronaca di vita vissuta tra vicende talvolta stravaganti (per esempio, i tredici trasferimenti di Borriello, nonchè le pomate e i tradimenti, veri o presunti, della sua fidanzata Belen Rodriguez, durante il Grande Fratello,) e momenti di sofferenza, preoccupazione e ansie personali, legate a una sensibilità che gli fa onore. «Per più di dieci anni, non abbiamo un foto in cui Tibe non sia al telefono, Pasqua, Natale, ovunque siamo», confessa la moglie Cristina.
«Sono stato in alcuni dei posti e degli stadi più affascinanti del mondo - chiosa Cavalleri -. Dei luoghi che ho visitato, alcune volte ho potuto frequentare solo l’aeroporto e la tribuna dello stadio. Ho visto fallire giovani calciatori sul cui futuro avrei giurato, ho realizzato i miei progetti e continuo a sentire verso il mondo del calcio un grande senso di appartenenza, ma non ho più voglia di parlare di compensi, contratti, clausole». Stavolta le telefonate saranno solo di auguri.
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