Calcio

Sul palco Cosmi racconta Serse: «Oltre il calcio c’è tanto altro»

Giovedì a Perugia davanti a un platea di ex giocatori, attori e amici il tecnico debutta nello spettacolo autobiografico «Solo Coppi temo»
Serse Cosmi durante le prove generali del suo spettacolo - © www.giornaledibrescia.it
Serse Cosmi durante le prove generali del suo spettacolo - © www.giornaledibrescia.it
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Un nome «un destino». Serse: «Che non era un re persiano, ma un faticatore che sgobbava e sudava: in fondo era già tutto scritto lì. Mio padre fu profetico». E così fanaticamente tifoso di Fausto Coppi, da decidere di chiamare il figlio come il fratello – che morì due ore dopo una gara di ciclismo – del Campionissimo. Ma anche da far scrivere sulla propria Ape «Solo Coppi temo»: «E alla fine, è così anche per me: ho avuto le mie paure, ma le ho sempre affrontate con coraggio e non come un re appunto, bensì come una persona che ha lavorato tanto con grande impegno».

Serse Cosmi, giovedì nella sua Perugia debutta come attore in uno spettacolo – anzi un reading – dal titolo «Solo Coppi temo». Sente l’ansia da prestazione?

«Inizio ad avvertire un minimo di tensione, ma che mi crea quell’adrenalina che solo il calcio in genere mi smuove. Diciamo che può essere come un esordio da allenatore… Anche se confrontarsi con qualcosa di nuovo e impegnativo, non è una sfida bensì il modo di lanciare un messaggio pur senza voler insegnare nulla a nessuno: vorrei far capire ai miei colleghi che un esonero, o restare fuori dal giro, non è una condanna o qualcosa che ti deve far vivere sull’orlo della depressione. E non è che se vedi 740 partite al giorno la tua vita migliora: ovvio che si debba restare sul pezzo, ma si può anche cercare qualcosa di diverso che ognuno di noi ha. Altrimenti si nasce e si muore facendo un’unica cosa e io sono stra convinto che pur avendo nel calcio l’interesse primario, coltivare anche altro aiuti a vivere meglio il calcio e la famiglia».

Lei però non fa testo: ha sempre vissuto in maniera intensa anche l’extra campo, coltivando amicizie vere e vivendo le città in cui si trovava. Un modo di fare che le è anche stato fatto pagare...

«È vero: il mio lato umano mi è sempre stato rimproverato. Ma io sono felice di averlo coltivato. Pur rispettando chi vive solo di calcio, io non la vedo come una cosa positiva. Vale per il calcio e per qualsiasi altro mestiere. Altrimenti ci si chiude in una bolla nella quale ti sembra di star bene, ma che ti limita. Il calcio non esclude la vita e viceversa».

Ma per chiarire: lei si considera un allenatore in pensione?

«Assolutamente no. Diciamo che c’è chi dice che ora come recitavo in panchina lo farò su un palco. Ma io non ho mai recitato: semmai sono sempre stato teatrale, questo sì. Ma sempre vero e me stesso: il mio comportamento è sempre stato in linea alla mia persona».

Che cosa porta in scena?

«Partendo proprio da mio padre e dal nome che mi ha dato e che mi ha così caratterizzato ci saranno tutti i riferimenti della mia vita: famiglia, atleti, cantanti e personaggi che mi hanno influenzato. Sarà una lettura non accompagnata, ma condivisa con la musica del dj Ralph, perugino di fama internazionale e del jazzista Giovanni Guida. Mi emoziona anche la location, l’Auditorium San Francesco al Prato che è una chiesa sconsacrata e che è il luogo nel quale a fine anni ’80 vidi un concerto di Miles Davis. Non voglio spoilerare nulla, ma tutto è nato un po’ per caso, oltre un anno fa quando Alessandro Riccini Ricci cercò di – ride – circuirmi per convincermi a candidarmi sindaco di Perugia. Fui sempre fermo nel dire no, ma dai nostri confronti nacque l’idea di fare altro insieme. E ne è uscito uno spettacolo nato per essere un “numero 0” unico. Se poi ci sarà uno sviluppo, se ci saranno altre date e in quel caso vorrei che Brescia fosse una meta, non saranno un eventuale successo o insuccesso di giovedì a deciderlo, ma quel che lui ed io proveremo. Credo che ci saranno momenti di commozione perché anche durante le prove ci sono momenti in cui fatico… Ma spero sarò perdonato».

Serse Cosmi ai tempi del Brescia - Foto Zanardelli © www.giornaledibrescia.it
Serse Cosmi ai tempi del Brescia - Foto Zanardelli © www.giornaledibrescia.it

Non sveliamo nemmeno il lungo elenco di vip che hanno risposto al suo invito in platea. Però possiamo dire che tra questi ci saranno ex giocatori, incappati in guai molto seri, come Miccoli e Carrozzieri… Come mai?

«Io da sempre mi lego in particolare agli “irregolari”. Perché lo sono anche io in fondo. E perché le persone sofferte sono quelle che da sempre mi danno di più. E perché ho avuto una vita economicamente molto agiata, ma non ho mai perso la propensione a rimanere sempre più vicino a chi non ha percorsi standard».

Quando ha scoperto la vena da scrittore?

«Durante la pandemia. Infatti nello spettacolo ci sono tre interi capitoli scritti, anche se poi adattati da professionisti, in quel periodo. Nella mia vita ho vissuto tantissime emozioni e prima del Covid mi pareva sufficiente appunto viverle quelle emozioni. Ora sono rammaricato di non aver scritto più “appunti di viaggio”».

In buona sostanza con questo spettacolo intende far capire una volta per tutte chi è Serse Cosmi?

«No, affatto. Ne parlerò anche durante il reading del fatto che intorno a me si è costruito qualcosa, un’etichetta, che per tanto tempo ho cercato di combattere perché non mi ci riconoscevo nel modo in cui venivo dipinto. Addirittura neanche in certi elogi mi riconoscevo... Poi a un certo punto ho iniziato a fregarmene di tutto: battaglie perse, tempo sprecato». E che è stato meglio spendere vivendo davvero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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