Calcio

Questione Rigamonti: altra vittoria in tribunale del Comune su Cellino

La seconda sezione civile ha rigettato il ricorso avanzato dall’ex presidente delle rondinelle riguardo la richiesta di sequestro giudiziario e inibitoria d’uso delle installazioni precarie e amovibili presenti allo stadio
Lo stadio Rigamonti a luglio prima dell'intervento dell'Union Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Lo stadio Rigamonti a luglio prima dell'intervento dell'Union Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Un’altra vittoria per il Comune di Brescia, un’altra sconfitta per Massimo Cellino. Non in campo, ma in un’aula di tribunale. La seconda sezione civile ha infatti rigettato il ricorso avanzato dall’ex presidente delle rondinelle riguardo la richiesta di sequestro giudiziario e inibitoria d’uso delle installazioni precarie e amovibili presenti allo stadio Rigamonti.

Di fatto il tribunale ordinario, che già si era espresso una prima volta ad agosto, ha accolto l’eccezione avanzata dal Comune rispetto al difetto di giurisdizione: la controversia riguarda la qualificazione dei beni e l’utilizzo degli stessi, con competenza esclusiva del giudice amministrativo e non del giudice ordinario. È il Tar quindi che deve pronunciarsi sulla questione. Tar che peraltro entrerà nel merito il prossimo 9 aprile.

I fatti

Il Brescia Calcio e di riflesso Massimo Cellino chiedevano il sequestro giudiziario di tribune, seggiolini, sky box, maxischermi, tornelli, chioschi, videosorveglianza, illuminazione, arredi e altre strutture considerate beni di sua esclusiva proprietà. Il tutto sostenendo che il sequestro giudiziario sarebbe stato l’unico strumento idoneo a garantire la conservazione e la custodia degli stessi.

A sua difesa l’Amministrazione cittadina sollevava il difetto di giurisdizione del giudice ordinario (invocando la competenza del Tar, punto sul quale poi si è basata l’ordinanza del tribunale). Faceva inoltre notare l’assenza di rischio concreto per i beni, oltre al fatto che parte degli stessi sarebbero migliorie acquisite al patrimonio comunale. Alla fine Palazzo Loggia ha avuto ragione e così la palla passa nuovamente nel campo del Tar.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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