Prandini: «Adesso esca allo scoperto chi vuole davvero bene al Brescia»

È uno di quelli che il dossier Brescia lo ha portato, in ogni situazione di crisi, ai tavoli che contano. «Uno dei pochi che mi ha aiutato» disse Massimo Cellino due estati fa parlando di Ettore Prandini. Il presidente bresciano di Coldiretti nazionale soffre da tifoso delle rondinelle per l’ennesimo momento difficile. E non si nasconde.
«Umanamente mi dispiace molto per quello che sta vivendo Cellino. Lo capisco. Ora però è arrivata l’ora che esca allo scoperto chi vuole bene al Brescia».
A chi si riferisce?
«Agli imprenditori locali in grado di mettersi a disposizione per far sì che la squadra non subisca ripercussioni. Non dico per sostituire Cellino, ma anche per affiancarlo».
Un appello già sentito più e più volte negli ultimi 20 anni...
«In passato gli imprenditori hanno tentennato sul Brescia, mentre hanno investito per formazioni di Lega Pro e serie D prestando grande attenzione al calcio minore. Ora credo sia debba pensare anche alla squadra più importante della provincia».
Perché l’imprenditore bresciano ha sempre tentennato come dice lei?
«Perché le squadre vanno sostenute nel bene e nel male. Se mancano i risultati, o davanti ai primi problemi, i presidenti non possono essere attaccati. Ed è per questo che uno che potrebbe investire denaro tentenna. Io non ho condiviso le contestazioni a Cellino delle scorse settimane. Mi sono stupito perchè ci si dimentica di quello che ha fatto. È arrivato a Brescia in una situazione disperata per la società. Tutti da tifosi vorremmo essere sempre in serie A, ma serve tempo per costruire un percorso».
Non crede però che Cellino abbia commesso degli errori?
«Non voglio entrare nel merito della sua vicenda giudiziaria perché non la conosco. Cellino non lo scopriamo certo ora. È sempre stato così. E non credo nemmeno si sia isolato dal resto della città. Quando è stato invitato si è sempre presentato, certo poi c’è stata l’inchiesta che lui ha vissuto e vive pesantemente e si è chiuso in se stesso. Umanamente non può essere ritenuta una colpa. Ripeto però che questo momento può essere l’occasione per riportare l’attenzione degli imprenditori verso il Brescia. E poi lasciatemi dire una cosa...».
Prego...
«Da noi manca la cultura del tifo per la squadra della provincia. Non c’è l’attaccamento al Brescia che in altre piazze hanno».
Chi dovrebbe assumere ora l’incarico di presidente dopo le dimissioni di Cellino?
«Bisogna capire chi dovrà indicare il nome. Se Cellino o il tribunale. Sicuramente più una figura è legata alla città e alla provincia, meglio è. Ricordiamoci poi che una società di calcio non è un’azienda come le altre. Non basta essere un ottimo professionista per fare il presidente di un club. Bisogna conoscere il calcio altrimenti il rischio è che la squadra subisca ulteriori contraccolpi. E voglio aggiungere che non può essere dimenticata la questione stadio».
Altro tema già noto.
«Chiediamo agli imprenditori di investire nel calcio, ma le varie amministrazioni locali che hanno governato negli ultimi 40 anni non hanno mai presentato un vero piano per lo stadio. Oggi se vuoi fare calcio devi avere uno stadio adeguato, in grado non solo di ospitare una gara a settimana, ma da vivere ogni giorno. E non ci vuole molto. Basta rifare i modelli già esistenti».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
