Prandelli: «Fare sistema e innovare, senza snaturarsi: brava Spagna»

«Fare sistema, mantenere la propria filosofia di gioco sapendo però innovarsi in base ai talenti a disposizione. Questa è la Spagna e questi sono i motivi per cui ha stra meritato di vincere l’Europeo». Parola di Cesare Prandelli, ct bresciano che nel 2012 alla guida dell’Italia dovette lasciare il passo in finale alle Furie Rosse.
Sono passati 12 anni da quel successo, il movimento iberico ha saputo rinnovarsi, ha deciso di credere in un tecnico cresciuto «internamente» e adesso si prepara a vivere un nuovo ciclo. «Perché sì - conferma Prandelli - questo potrebbe davvero essere il primo di altri successi visti i giocatori a disposizione».
Sensazioni
Prandelli ha seguito con attenzione tutto l’Europeo e ovviamente anche la finale. «La Spagna ha meritato di vincere contro l’Inghilterra, ma in generale è giusto che abbia alzato il trofeo visto il cammino durante tutta la manifestazione: mai una sconfitta, unica squadra che dall’inizio alla fine ha mantenuto la sua cultura calcistica senza snaturarsi rispetto all’avversario di turno».
La chiave secondo l’allenatore orceano sta nella filosofia, ma anche negli interpreti. «In rosa De La Fuente aveva alternative molto interessanti, prova ne sia che chi è entrato al posto degli infortunati non li ha fatti rimpiangere. In più ha due esterni incredibili come Yamal e Nico Williams, che hanno permesso alla squadra di giocare molto sulle fasce».
Ed è qui che emerge come la Spagna si sia evoluta rispetto agli scorsi anni. «Se si fa un confronto meramente numerico, si vedrà come il possesso palla sia diminuito in questo Europeo, pur rimanendo una caratteristica del gruppo. Questo perché avendo giocatori velocissimi sui lati, appena possono adesso verticalizzano, che siano in costruzione o in fase di recupero palla. Questo vuol dire evolversi, crescere, senza snaturare il Dna nel modo di giocare».

La scelta
La Federazione tra l’altro ha deciso in tempi non sospetti di puntare su un allenatore come De La Fuente, entrato a far parte della Federcalcio nel 2013 e arrivato alla Nazionale maggiore avendo in bacheca i titoli continentali con Under 19 (2015) e Under 21 (2019). Abituato quindi a lavorare coi giovani, li ha inseriti senza timore in un gruppo con pedine più esperte. «È la dimostrazione che se fai un percorso all’interno della Federazione, hai la possibilità di conoscere a fondo alcuni giocatori e di farli crescere. Basta vedere questa Spagna: un gruppo senza dubbio forte a livello tecnico, ma anche mentalmente e che ha sempre mostrato grande, grandissimo spirito».
L’altra faccia della medaglia è l’Inghilterra, che rischia di prendersi l’etichetta di eterna seconda. «Ha comunque fatto passi avanti secondo me rispetto al 2021, ci sono giocatori molto interessanti e con ancora margini di crescita. Southgate? Non so quale possa essere il suo futuro dopo due finali perse, anche se da allenatore so bene che la permanenza in panchina, che si tratti di un club o di una Nazionale, dipende molto dai risultati».
Il tasto dolente
In tutto ciò, l’eliminazione dell’Italia sembra lontana anni luce, quasi fosse finita nel dimenticatoio. Ma adesso con che spirito si riparte? «L’Italia deve fare sistema, fare gruppo, per tornare al discorso della Spagna. È necessario che tutti si responsabilizzino, comprese Federazione e Lega Calcio. Spalletti ha chiesto di poter trascorrere maggior tempo coi giocatori, magari di giocare qualche partita in più e forse in questo saremo più attenti alla sue esigenze. Io ricordo ancora che quanto ero ct della Nazionale mi piazzarono una partita di Supercoppa in concomitanza di una nostra amichevole... La verità è che ci si deve unire a tutti i livelli, anche i più alti, se vogliamo che il calcio italiano ora cresca davvero».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
