Calcio

«Forse mi chiederanno scusa»: Guardiola e il doping a Brescia

Pep l’ha detto riferendosi alla Figc: «Ma so che non accadrà». Dalla squalifica del 2001 all’assoluzione sei anni più tardi «perché il fatto non sussiste»: la ricostruzione della vicenda
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La conferenza di Guardiola dopo la squalifica per doping
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Aveva l’abitudine di chiamarlo «signor Mazzone», con deferenza, impastata già allora con un affetto sconfinato per quel ruvido allenatore dall’accento romano. «Pensavo che l’unica persona che avrebbe potuto mandarmi in tribuna qui fosse lui, e invece l’ha fatto qualcun altro». O qualcos’altro. Una squalifica per doping.

Una vicenda che risale a 24 anni fa, ma che Pep Guardiola non dimentica: «Magari un giorno la Figc mi chiederà scusa. Anche se razionalmente so che non succederà», ha detto in una breve divagazione dai temi di Manchester City-Napoli nella conferenza prepartita.

L’arrivo a Brescia

È l’estate del 2001. Il Brescia di Baggio è reduce dalla stagione migliore della sua storia in serie A, chiusa all’ottavo posto. Il presidente Corioni decide che non è ancora il momento di interrompere la parata di stelle. Quell’anno tocca a Pep Guardiola, leggenda del Barcellona. In Catalogna ha già vinto sei campionati spagnoli, due Coppe di Spagna, una Supercoppa, una Coppa dei Campioni, più un’altra sfilza di trofei meno importanti.

Mazzone gli stringe la mano e confessa: «Io qui non ti volevo». Guardiola trasecola: «Ma che succede?». Lo pensa ma non lo dice. «Sì, nel tuo ruolo abbiamo acquistato Giunti e voglio dargli fiducia – incalza Carletto –. Ora dovrò capire come farvi coesistere. Ma te sei indubbiamente forte, quindi giocherai e ti vorrò bene». Basta questo a Pep misurare lo spessore dell’omone che si trova di fronte. E poi l’accoglienza al Rigamonti è da re: giro di campo in maglione beige prima di un Brescia-Atalanta nel quale non può ancora scendere in campo. Quel Brescia-Atalanta. Il 3-3 in rimonta, la corsa forsennata di Mazzone. Era destino che i due restassero legati per sempre.

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Guardiola, l'accoglienza del Rigamonti nel 2001

La squalifica

Guardiola esordisce in casa contro il Chievo, il quattordici ottobre. Per cinque partite consecutive parte dall’inizio, comincia a prendere per mano il centrocampo. In quel frammento di stagione arrivano due vittorie, due pareggi e una sola sconfitta (molto pesante, per 5-0) contro la Lazio. Le cose iniziano a girare bene quando arriva la stangata: Pep risulta positivo al nandrolone in due controlli, dopo le gare con i biancocelesti e il Piacenza. Doping. Un incubo. La notizia deborda dai muri dei palazzi federali il 22 novembre. Lo spagnolo convoca subito una conferenza all’hotel Touring di Coccaglio e si professa innocente. Sguardo fiero, tono calmo e risoluto: «Ho soltanto preso una vitamina, come ho fatto per anni a Barcellona».

Guardiola esulta a Piacenza: nel dopo-gara uno dei due controlli nei quali venne rilevata la positività - © www.giornaledibrescia.it
Guardiola esulta a Piacenza: nel dopo-gara uno dei due controlli nei quali venne rilevata la positività - © www.giornaledibrescia.it

La giustizia sportiva non sente però ragioni: viene subito comminata una squalifica di sei mesi, poi ridotti a quattro. Un destino che in quel periodo tocca altri stranieri sbarcati da poco in Italia: Jaap Stam della Lazio, per citarne uno, viene fermato per lo stesso lasso di tempo, con la stessa motivazione. L’unica stagione in biancazzurro di Guardiola è irrimediabilmente sfregiata. Rientrerà soltanto a fine marzo, proprio contro il Perugia. Tempo di chiudere con un paio di gol a Inter e Udinese, prima di salutare la provincia e trasferirsi a Roma.

La giustizia ordinaria

Questa vicenda, sul piano processuale, si conclude nel 2007. Pep viene assolto dai giudici della Corte d’appello, dopo la condanna a sette mesi in primo grado, perché «il fatto non sussiste». Guardiola commenta amaro: «La notizia della mia positività era sulle prime pagine di tutti i quotidiani del mondo, domani chissà, forse sarà sulla quarantaduesima. Ma l’uomo è contento di questa sentenza: sa che è stata ristabilita la verità».

Guardiola esce dalla Corte d'appello dopo l'assoluzione - Foto Eden © www.giornaledibrescia.it
Guardiola esce dalla Corte d'appello dopo l'assoluzione - Foto Eden © www.giornaledibrescia.it

I giudici individuano un vizio nella metodica dei laboratori del Coni dell’Acquacetosa che hanno processato gli esami. Per la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, le micropositività sotto i 10 nanogrammi (come quella del catalano) vanno sottoposte ad un test di stabilità per essere attendibili. Operazione che non venne effettuata, creando in questo modo un falso positivo.

«Quello che ho passato a Brescia è stato spiacevole, ma mi ha avvicinato moltissimo alla tifoseria e ai bresciani – dirà ancora Pep –. La gente mi ha sempre sostenuto. Brescia è una città che sento mia». Anche questo è un legame eterno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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