Calcio

Ottobre è già rosso: il Brescia in deficit di punti e lucidità

Ne ha raccolti solo 2 su 12 e all’orizzonte c’è il Genoa. Le pressioni pesano e anche Clotet appare appannato
Massimo Cellino entra allo stadio di Cagliari - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino entra allo stadio di Cagliari - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
AA

Due punti in quattro partite. E la cosa peggiore è che il Brescia ha raccolto esattamente quanto ha dimostrato di meritare. Né più, né meno. E così, ottobre è già rosso. Come da tradizione viene da dire visto che anche la scorsa stagione il primo mese pieno d’autunno portò l’allora squadra di Inzaghi a metter via solo 4 punti sui 12 a disposizione. Il Brescia d’oggi è ancora in tempo a migliorare visto che stavolta i punti mensili in palio sono 15. Ma serve andare a inventarsi qualcosa di grandioso a Genova in casa di una squadra on fire, fresca capolista e dalle possibilità di rosa potenzialmente infinite soprattutto se parametrate a un valore di serie B indefinibile (propendiamo comunque per la «bassezza» più che per l’«altezza»).

Il livellamento dopo 10 giornate è incredibile e allo stato attuale probabilmente nemmeno Nostradamus riuscirebbe a prenderci su chi vincerà e chi retrocederà. La classifica che vede big - per blasone o rosa - nei bassifondi e outsider - a tutti gli effetti - nelle parti alte è ben rappresentativa e adesso il gioco diventa quello di riuscire a tenere un passo costante per non rischiare nulla.

Mantenere la calma

Diciassette punti sono un bel bottino, tuttavia in questo caso il numero non è tutto. Serve - il sesto posto con la media di 1,7 a gara - a considerare che oggettivamente la terra sotto i piedi non manca. Tutt’altro con quel +8 di margine sulla zona play out rimasto invariato (per questo propendiamo per definire mediamente basso il livello del campionato) nonostante il regime di caduta libera del Brescia. Questa specie di cristallizzazione della classifica (e attenzione poi perché comunque alla stessa quota, o attorno a essa, ci sono altre squadre non pronosticate) è dunque il dato di fatto al quale aggrapparsi per tenere calmo il respiro, per non farsi prendere dall’ansia. Ma il numero offerto dalla classifica, appunto non è tutto e non è possibile - anche perché non si può sempre contare sui passi falsi altrui per quanto il tema sia quello che la passata stagione ha consentito al Brescia di restare in corsa per la A fino all’ultimo - rimanere indifferenti di fronte al «grafico» che lo ha determinato: una partenza a razzo - 15 punti in 6 gare - alla quale è seguita una discesa ardita da 2 punti in 4. Un Brescia senza vie di mezzo

E come si può dunque far finta di nulla? Non si può. Proprio perché, torniamo al principio, il pochissimo raccolto corrisponde esattamente all’altrettanto pochissimo dimostrato. Che a sua volta corrisponde a una sopravvenuta mancanza di lucidità da parte di tutti. Come? Perché? Possibile ritrovarsi ogni stagione di fronte alle stesse considerazioni a prescindere da coloro che sono gli attori protagonisti tra panchina e campo?

Icona Newsletter

@Sport

Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.

Situazione

È dentro la sosta che abbiamo smarrito il Brescia e, come già sottolineato su queste colonne, di sicuro hanno avuto un peso le pressioni interne smascherate poi dall’intervento pubblico di Massimo Cellino dopo il pesante ko di Bari. Dove il Brescia si era presentato spento e scarico nonostante l’avessimo lasciato pre sosta adrenalinico e sulle ali dell’entusiasmo. Ammaccato nel suo spirito rimasto intrappolato in una specie di prigione, anche tattica, contro il Cittadella. Per poi passare alla gara di Cagliari nella quale il Brescia aveva peccato soprattutto in intensità, corsa e poca cattiveria oltre che poca tranquillità difensiva. Quindi l’appuntamento-ponte con la Coppa Italia alla Spezia: al «Picco» avevamo ritrovato tracce di squadra ben organizzata e mentalizzata, spiritualmente molto presente solo poco pungente e punita da una maggior qualità altrui. Un bel segnalino in vista dell’appuntamento casalingo contro un Venezia di spessore, ma in palese difficoltà.

Che il Brescia non ha saputo cavalcare fino a farsi sfilare in malo modo una vittoria che sarebbe stata un pochino larga, ma che a quel punto andava concretizzata. O almeno non gettata alle ortiche nel modo in cui è avvenuto. Un modo che grida ancora vendetta, che una volta di più mette in evidenza i limiti anche qualitativi della rosa in combinata però con altri fattori sia di tenuta fisica (che ha riguardato onestamente troppi giocatori) che di emotività.

Compresa quella di un allenatore che a sua volta pare essersi incartato e che non è sembrato lui per scelte all’improvviso rinunciatarie (anche in questo la partita col Venezia è assimilabile a quella col Cittadella) e di difficile interpretazione. Se non con una carenza di serenità. Se così fosse dovremmo ritornare al punto delle pressioni interne perché quelle esterne altro non sono che fisiologiche perché questa piazza d’altronde si chiama Brescia, un nome che pesa a prescindere dal valore della rosa. E se si trattasse di pressioni interne, allora che le distanze si ristabiliscano. Perché quest’anno si rischia di giocare col fuoco.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato