Calcio

Ottavio Bianchi: «Il nostro pallone? Livellato al basso. Però ha futuro»

Daniele Piancentin
L’ex allenatore di Maradona elogia il Napoli e stimola i giovani a vivere bene la passione
Ottavio Bianchi con Gian Paolo Dosselli - © www.giornaledibrescia.it
Ottavio Bianchi con Gian Paolo Dosselli - © www.giornaledibrescia.it
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«Il calcio italiano? Faccio fatica a vederlo in tv. È un altro mondo rispetto al mio, sia da calciatore che poi da allenatore: allora, eravamo al primo posto. Il merito? Gli stranieri che arrivavano erano davvero i migliori al mondo e alzavano il livello di tutti. E poi gli oratori, la socialità fatta di valori comuni, il calcio giocato per ore e ore».

Il personaggio

Ottavio Bianchi, intervenuto a castello Oldofredi di Iseo al convegno «La grande bellezza del calcio. Sport, cultura, disabilità», non usa mezzi termini. D’altronde, banale non lo è mai stato, né da calciatore – incrociando gente come Pelè e Cruyff – né da allenatore, conducendo il Napoli di un certo Maradona al primo, storico scudetto, quello del 1986/1987. «Mi fa piacere, per quel pubblico e quella città, vedere gli azzurri nel gruppo di testa della serie A», aggiunge Bianchi.

«Non è però una sorpresa: ormai sono ad alti livelli da anni, come mentalità e come ambiente complessivo. Questo,alla fine, può essere decisivo. Giocare per vincere non è la stessa cosa che... giocare e basta. Servono preparazione e cultura per reggere fino in fondo. Vedremo chi resisterà».

Nazionale cartina tornasole

La presenza di molti club in vetta alla massima serie non è comunque una buona notizia di per sé, visto che per Bianchi c’è un livellamento verso il basso nel nostro Paese: «Siamo il quinto campionato secondo molte statistiche, dietro a Inghilterra, Spagna, Germania e Francia. Il problema è a monte: chi gioca oggi a calcio per ore e ore, come facevo io all’oratorio di Cristo Re? Dove sono isettori giovanili in cui fare crescere la tecnica? I risultati della Nazionale, purtroppo, non sono un fulmine a ciel sereno».

Previsione

Il futuro, però, rimane comunque non scritto, perché «il calcio mantiene intatto il suo potenziale sociale e sportivo. Insegna a mettersi al servizio degli altri, rispettare se stessi, i compagni e gli avversari. Ai più giovani il compito di vivere al meglio questa passione» ha detto Bianchi, rivolto proprio agli studenti dell’Antonietti di Iseo che hanno affollato Castello Oldofredi per il convegno voluto da allenatori dell’Aiac, Comune, Itis Antonietti, Panathlon Lombardia e Fondazione Artemio Franchi.

Il tutto grazie a Gian Paolo Dosselli, esponente di punta dell’Aiac bresciano e nazionale, che dal 2023 organizza quest’importante occasione di confronto sul valore dello sport come strumento educativo, culturale e inclusivo. «Portare rappresentanti istituzionali, tecnici, professionisti e testimonianze del mondo sportivo dagli studenti è una bella sfida – ha sottolineato Dosselli – animata sempre dalla voglia di proporre momenti di dialogo e riflessione su come il calcio possa essere non solo competizione, ma anche bellezza, inclusione e crescita sociale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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