Moncini: «A Brescia sono felice, qui ho trovato qualcosa di raro»
Simpatizzante - e questo lo avevamo scoperto la passata stagione sul campo - del ruolo di portiere, avvocato mancato: «Se non avessi fatto il calciatore avrei studiato giurisprudenza e fatto il penalista: amo tutto ciò che è crime e giudiziaria» e golfista per diletto: «Con una passione scoperta grazie a Bjarnason e Cistana. Mio fratello ci gioca da dieci anni, mi incoraggiava ma non avevo mai provato. Qui ci sono cascato e ho scoperto uno sport incredibile».
Gruppo
Il portiere-avvocato dentro-golfista, che di nome fa Gabriele Moncini, di professione fa però l’attaccante, parecchio apprezzato, del Brescia ed è - prima di ogni cosa: «Felice. Felice di essere qui. Da quando gioco a calcio mi è capitato molto raramente di arrivare ai primi di luglio e aver voglia di ricominciare. Il momento della preparazione lo si detesta abbastanza, ma stavolta era tutto diverso. Il perché è presto detto: insieme stiamo davvero molto bene e anche nei due mesi dopo la fine del campionato ci siamo sempre scritti, sentiti e tenuti aggiornati».

Qualcuno ha anche condiviso spezzoni di vacanza: è il caso dello stesso Moncini con Cistana, di Bisoli con Adorni che del capitano è stato pure testimone di nozze che sono state partecipate da quasi tutta la squadra, e poi di Bianchi e Besaggio, di Avella e Bertagnoli. Ed è su questa sintonia e le tante connessioni che il Brescia dovrà provare a costruire le proprie fortune: «La serie A? Perché non provarci, ci proveremo... Tra l’altro a me non piace molto guardare le partite della massima serie in tv perché il calcio è diventato troppo tattico. Mi diverto di più a guardare la B e la C dove magari gli schemi saltano prima e si può apprezzare qualche giocata... Però giocarci in serie A - sorride - sarebbe tutto diverso...».
Sulla parola continuità batte parecchio anche Moncini: «Anche se staff e gruppo sono stati confermati, non c’è pericolo che corriamo l’errore di non voltare pagina rispetto all’anno scorso. Inizia un altro campionato e quindi ogni volta è una storia a sé. Siamo in tanti qui ad avere esperienza di serie B e a sapere dunque che occorrerà battagliare fin da subito». Migliorando in che cosa? «Di sicuro possiamo fare di più in termini di concentrazione. Se andiamo a rivedere gli ultimi gol - e soprattutto l’ultimissimo che ancora fa male - li abbiamo presi tutti in extremis. Sì, direi che su quell’aspetto possiamo fare di più. Diciamo che dobbiamo diventare... golfisti. Nel senso che nel golf l’aspetto mentale è tutto ed è anche ciò che mi piace di più di questa disciplina nella quale poi occorre non essere mai troppo arrabbiati e non essere troppo sicuri di se stessi. Tutto questo cerco poi di portarlo sul campo da calcio. In un certo senso il golf è propedeutico».
Da dove si riparte
Lo scorso anno 11 gol, play off compresi, messi a referto: «E la doppia cifra, anche se io non mi prefiggo mai una quota precisa, sarà l’obiettivo anche per quest’anno... In questo inizio stagione né io né Borrelli siamo ancora stati impegnati nelle amichevoli per acciacchi vari, ma anche in allenamento anche se un po’ incerottati ci cerchiamo sempre e non vediamo l’ora di giocare».
A proposito di Borrelli, Gennaro è stato protagonista dell’unico caso estivo. Al momento di decidere se riscattarlo o meno, Cellino ha chiesto anche ai big - tra questi Moncini - come sarebbe stato accolto se fosse rimasto. E i big hanno garantito per il compagno: «È vero perché Gennaro, al di là del tipo di giocatore, è un ragazzo buono e vero. Ciò che è successo può capitare, ma è tutto alle spalle e non potevamo che accoglierlo benissimo. Siamo tutti capirci e sappiamo che ci sono aspettative attorno a noi. Ma più che altro queste aspettative le abbiamo noi dal di dentro, siamo noi che vogliamo alzare l’asticella e che pensiamo di avere le possibilità di poterlo fare».
Sul rapporto con i tifosi: «Diciamo che mi piace mantenere il giusto distacco per non farmi coinvolgere troppo emotivamente e perché mi piace anche mantenere la mia sfera privata. Però quando qualcuno mi ferma mi fa sempre molto piacere e chiacchiero volentieri. Tra l’altro ricordo che quando giocavo a Cesena e capitavano le partite contro il Brescia, ero sempre molto affascinato dalla curva delle rondinelle. Forse questa ammirazione era un segno del destino rispetto al fatto che un giorno sarei venuto a giocare qui... Un posto dove si sta molto bene e mi riferisco anche alla qualità della vita».
Lo scorso anno di questi tempi il Brescia era «appeso» ai tribunali: «Non posso dire che la mia era stata una scommessa alla cieca scegliendo questa destinazione, ma una scommessa in quanto tale comunque sì. Ma quando ho saputo dell’interessamento nei miei confronti non ci ho pensato su due volte, solo per il blasone e l’importanza di questo club. Per la prossima stagione abbiamo una missione nella missione: trascinare la piazza e portare la gente allo stadio».
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